Ambrosia di Libarna per Gavi 2015

Francesco BergaglioIl Consorzio Tutela del Gavi è promotore della qualità della denominazione del Gavi DOCG, delimitata negli 11 comuni compresi all’interno della provincia di Alessandria, patrimonio collettivo riconosciuto per le sue antiche tradizioni agroalimentari e gastronomiche, nonché per la ricchezza storica, artistica e culturale.

L’attività istituzionale e di marketing territoriale portata avanti dal Consorzio, dal 1993, anno della sua fondazione, a oggi, ha toccato diversi importanti punti. Ne è un esempio, il Laboratorio Gavi del 2014 da cui sono emerse le “7 regole della Buona Italia” e nel 2015 la Prima Edizione del Premio Gavi La Buona Italia per riconoscere e valorizzare le “buone pratiche” nella promozione internazionale delle filiere agroalimentari e dell’eccellenza italiana.

etichetta di Shuhei Matsuyama

Tra gli elementi d’identità del territorio, in cui il Consorzio si riconosce, c’è il Forte di Gavi, baluardo a difesa del limite storico e politico tra Liguria e Piemonte; emblema della denominazione, espressione culturale e artistica della sua unicità, nel 2014 il Laboratorio Gavi lo pose come simbolo del territorio. Nel 2015 il Forte è stato protagonista dell’etichetta istituzionale della Denominazione, sulla quale è riportata l’opera Shin-On, realizzata appositamente dall’artista giapponese Shuhei Matsuyama, che reinterpreta il Forte di Gavi.

Nel 2016 l’etichetta istituzionale della Denominazione è dedicata ad Ambrosia Libarna. Ed ecco il mito di Licurgo che si innamora della ninfa Ambrosia, ma non viene ricambiato. La Ninfa fugge e chiede aiuto al divino Dioniso che la tramuta in una pianta di vite. 
Dalla coppa di Ambrosia al calice del Gavi Docg, il filo della storia lega due eccellenze del Territorio.AMBROSIA DI LIBARNA

Lo spunto deriva dalla vicina area archeologica di Libarna. Il popolamento di questa piana risale alla media età del Ferro (VI-V secolo a.C.). L’importanza dell’insediamento protostorico è confermata dall’origine preromana del nome Libarna della città romana, che compare in alcune fonti antiche, come, ad esempio, Plinio. Libarna fu riscoperta nel XIX secolo in occasione dei lavori per la costruzione della Strada Regia dei Giovi (1820-1823) e della ferrovia Torino-Genova (1846-1854). Le indagini archeologiche hanno in seguito riportato alla luce resti di edifici monumentali e quartieri di abitazioni, grazie ai quali è stato possibile ricostruire l’assetto urbano del sito.

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Un esempio dell’elevato livello di finitura delle abitazioni è dato dal mosaico del triclinium (seconda metà del II secolo d.C.), riposizionato nella sua sede originaria dopo un complesso intervento di restauro. Incorniciato da due fasce a tessere di colore nero, è composto da una scena figurata compresa tra due tappeti a decorazione geometrica. La scena centrale, policroma, rappresenta il mito di Licurgo e Ambrosia, chiaro riferimento simbolico alla funzione del triclinio: la ninfa, aggredita da Licurgo, viene salvata da Dioniso che la trasforma in vite, i cui tralci soffocheranno il re. La raffigurazione è incorniciata da un motivo a treccia che delimita anche la parte superiore del mosaico. Realizzato con tessere molto piccole che permettono una resa precisa dei particolari e della modulazione cromatica.

Un’etichetta che unisce mito, storia, arte e cultura di cui il Consorzio si fa promotore!

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