Champagne tra arte e cinema

Mille bollicine che si rincorrono… Profumi inebrianti fautori di gioia, ebrezza e felicità. Ecco lo Champagne raccontato elegantemente da Claudia Bondi, Ambasciatore dello Champagne 2013, martedì 20 giugno presso l’Hotel Park Hyatt di Milano. Questo era il secondo degli “Incontri del Bureau du Champagne” in cui si è cercato di approfondire il legame dello Champagne con arte e cinema.

Claudia Bondi, Ambasciatore dello Champagne 2013

Champagne è diventato un mito e il simbolo della gioia di vivere. Si potrebbe dire che “lo Champagne ha inventato se stesso”, è stato il risultato di una serie di eventi che concatenati tra di loro hanno dato vita al mito dello Champagne. Tutto, per storia o leggenda, è cominciato con Dom Pérignon, che avrebbe ‘scoperto’ e messo a punto questo vino intorno al 1690.

Passano gli anni ed ecco che lo Champagne fa la comparsa, per la prima volta, in un quadro “Pranzo a base di ostriche”, del 1735, di Jean-François de Troy pittore francese al servizio di Luigi XV.

Arriviamo così alla Belle Époque. Un periodo che va dalla fine del 19° sec. al principio del 20° sec., che in Francia, e specialmente a Parigi, fu caratterizzato, per le classi elevate, da notevole ricchezza economica e da una vita spensierata e gaia.

Poster Belle Époque

Nascono i primi manifesti dello Champagne. Una delle più rinomate Maison di Champagne del Paese, Mercier, è protagonista, a cavallo tra il XIX ed il XX secolo, di campagne promozionali a dir poco avanguardiste. Eugène Mercier realizzò il primo “spot” pubblicitario, creato in collaborazione con i padri del cinema, i fratelli Lumière, in cui veniva reclamizzato lo Champagne di Epernay.

Da allora lo Champagne lo si ritrova spesso nei film : Sabrina, 1954 con Audrey Hepburn e Humphrey Bogart; Marie Antoinette film del 2006 diretto da Sofia Coppola, “Il grande Gatsby” 2013 con Leonardo DiCaprio e tanti altri.

Champagne in degustazione

Pommery Brut Apanage: un assemblaggio composto, all’incirca in parti eguali, dai tre vitigni tipici della Champagne (Chardonnay, Pinot nero e Pinot Meunier), il Brut Apanage riunisce uve provenienti da una quarantina di vigneti diversi. Al naso, si scopre una cuvée piena di freschezza, raffinatezza ed eleganza, con note cremose, burrate, meringa e pan brioche. In bocca è cremoso, con note di frutta secca (nocciola), ma anche di albicocca disidratata, vaniglia e biscotto.

Nicolas Feuillatte Blanc de Blancs Brut Millésimé 2006: 100% Chardonnay. Il naso raffinato si apre fino a delicate note di yogurt, sentori biscottati, di pâtisserie e crema chantilly. Buona resistenza al palato. Champagne ben strutturato e strettamente integrato equilibrato dalla freschezza. Ottima persistenza

G.H. Mumm Cuvée R. Lalou Cuvée Prestige Brut 2002: Pinot Noir 50% e Chardonnay 50%. Il naso rivela note agrumate, chinotto, tamarindo, nespole, dattero e delicate note fungine. Al palato l’attacco è fresco, quindi il vino si assesta. La sensazione di ricchezza in bocca si allarga piacevolmente richiamando i sentori fruttati della nespola.

Veuve Clicquot Rosé N.V. : Madame Clicquot creò la prima miscela di Rosé nel 1818 aggiungendo una percentuale di vino rosso al Brut Yellow Label: ed ecco nato il Veuve Clicquot Rosé. Ottenuto dall’assemblaggio di circa 50-60 diversi crus, il corpo della Cuvée è basato sullo stile tradizionale del Brut Yellow Label e, nello specifico, è composto da un 44-48% di Pinot Noir, un 13-18% di Meunier e un 25-29% di Chardonnay. La miscela è completata grazie a un 12% di vini rossi provenienti da svariati Cru di uve nere, appositamente coltivati e selezionati per conferire al rosé un equilibrio perfetto. Il bouquet regala note fruttate, agrumate, come la fragolina di bosco e il pompelmo, e sfumature quasi vinose. Bella la corrispondenza gusto olfattiva, un vino fedele a se stesso e che non delude mai.

Veuve Clicquot Rosé N.V.

Concludiamo con l’immagine dell’ “Angelo del sorriso” di Saint Nicaise Cattedrale di Reims. L’espressione dell’Angelo che ha turbato decine di critici d’arte, storici e medievisti. A chi o a che cosa è rivolto lo strano, enigmatico sorriso dell’Angelo di Saint Nicaise, dolcissimo, ma in un certo senso “profano” -che si può ammirare sulla facciata principale della cattedrale di Reims. Molti hanno interpretato quel sorriso come l’espressione ebbra di chi ha bevuto qualche bicchiere di troppo. Sarà per l’effetto dello scotoma, la mente vede quello che sceglie di vedere, ma questa è la visione che io preferisco forse perché siamo nel cuore della Champagne.

Angelo del sorriso
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