I Grandi Rossi di Bolgheri

IMG_2968I Chiostri dell’Umanitaria di San Barnaba a Milano, dal 29 settembre al 4 ottobre, sono stati la location per la settimana di eventi “Fuori Expo” della Costa Toscana. Eventi, degustazioni e conferenze per promuovere una terra ricca di storia e di storie da raccontare attraverso lo sport, l’arte e soprattutto l’enogastronomia. Protagonisti cinque Comuni: Bibbona, Castagneto Carducci, Cecina, Rosignano Marittimo e San Vincenzo; l’obiettivo è far conoscere tradizioni, bellezze ed eccellenze dei loro territori.

Durante la prima giornata è stata organizzata una particolarissima degustazione “I Grandi Rossi di Bolgheri”, a cura del Consorzio di Tutela Bolgheri DOC e Slow Wine, e articolata da Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine, e Stefano Ferrari, coordinatore regionale toscano della medesima guida. Sono scesi in campo 9 grandi Bolgheri Superiori, ma oltre agli altisonanti nomi la particolarità è stata l’orizzontalità, ovvero tutti i campioni erano dell’annata 2012.

IMG_2958Presente Riccardo Binda, direttore Consorzio Bolgheri Doc Vini Bolgheri, che ci racconta come tutto è iniziato nel lontano 1944 quando il Marchese Mario Incisa della Rocchetta impianta il primo vigneto di Cabernet a Castiglioncello di Bolgheri. La
prima bottiglia di Bolgheri Sassicaia, con l’attuale etichetta, esce nel 1968, prima era un vino prodotto e consumato all’interno della Tenuta. La DOC per il vino rosso arriva solo nel 1994 e disciplina i Bolgheri Superiore ed il Bolgheri Sassicaia, come primo esempio di “cru” italiano. Il Marchese Incisa aveva, inconsapevolmente, creato un fenomeno particolare per la storia del vino italiano: quel fenomeno che rende i vini bolgheresi grande espressione del “terroir”, indissolubilmente legati al suolo ed al clima del territorio da cui provengono. Vini che esprimono un perfetto adattamento dei vitigni bordolesi al clima di Bolgheri, un’espressione mediterranea di Cabernet e Merlot. Dalla fine degli anni ’80 altri produttori seguono l’esempio del Sassicaia e dimostrano che “grande” è l’intero territorio e non solo il singolo vino. La DOC Bolgheri ha avuto una rapida espansione negli ultimi dieci anni, passando dai 250 ettari della fine degli anni ’90 ai 1.200 attuali. Le aziende attualmente associate al Consorzio sono 40 su circa 52 operanti sul territorio.

Veri pionieri, che seguirono l’esempio del Marchese, furono, nel 1975, i fratelli bergamaschi Carlo e Luigi Fabiani, che crearono l’ “Azienda La Cipriana” e la prima bottiglia di San Martino porta in etichetta “1978”. A pochi anni di distanza Piermario Meletti Cavallari, originario di Bergamo, impiantò nuovi vigneti di Cabebernet Sauvignon e Sangiovese, creando, nel 1977, il complesso agricolo “Grattamacco” (oggi, ColleMassari S.p.a.) e nel 1982 imbottiglia il suo primo vino. Nel 1984, poi, l’agronomo Michele Satta, originario di Varese, dopo un’esperienza da fattore, decise di produrre vino e, nello stesso periodo, Rosa Gasser Bagnoli crea l’attuale “Podere Greppi Cupi”. Il primo bolgherese fu Eugenio Campolmi, che prima della sua prematura scomparsa, è riuscito a creare l’Azienda “Le Macchiole”, oggi direttaIMG_2959 con grande successo dalla moglie Cinzia Merli Campolmi. Parallelamente a queste nuove Aziende non si deve dimenticare il lavoro intrapreso dai Marchesi Antinori: Piero realizzò “Belvedere” (oggi “Tenuta Guado al Tasso”); il fratello Ludovico, invece, creò la “ Tenuta Ornellaia” (oggi proprietà Marchesi de’ Frescobaldi).

Ma passiamo ora ai veri protagonisti ovvero: Paleo, Bolgheri Superiore DOC (Le Macchiole), Foglio 38, Bolgheri Superiore DOC (Fornacelle), Grattamacco, Bolgheri Superiore DOC (Grattamacco), Campo al Fico, Bolgheri Superiore DOC (I Luoghi), ) Sassicaia, Bolgheri Sassicaia DOC (Tenuta San Guido), Piastraia, Bolgheri Superiore DOC (Michele Satta), San Martino, Bolgheri Superiore DOC (La Cipriana) , Bolgheri Superiore DOC (Argentiera), Ornellaia, Bolgheri Superiore DOC (Ornellaia).

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Qualche nota di degustazione:

Paleo, 100% Cabernet Franc, un bouquet che va dalle note di piccoli frutti rossi ricchi di acidità a note speziate di pepe, vaniglia e cioccolato. Coerente in bocca con un tannino elegante e un’acidità verticale.

Foglio 38, un’azienda a conduzione familiare di Stefano Billi, anche lui 100% Cabernet Franc. Al primo naso si percepiscono note di chinotto e piccoli frutti a bacca nera. Note fresche e calde che si fondono in un tutt’uno creando una splendida alchimia. In bocca elegante e persistente.

Grattamacco, 65% Cabernet Sauvignon 20% Merlot e 15% Sangiovese. Le note di piccoli frutti rossi maturi sono corredate da sentori balsamici, minerali e di macchia mediterranea. L’impatto gustativo è austero; si sviluppa in un’equilibrata fusione tra freschezza, mineralità e fine trama tannica.

Campo al Fico, 80% Cabernet Sauvignon e 20% Cabernet Franc. Pecca ancora di gioventù, il naso ci regala note di frutti rossi e macchia mediterranea, in bocca grande freschezza e tannino scalpitante.

Sassicaia, 85 % Cabernet Sauvignon e 15 % Cabernet Franc, un naso elegante e “francese”. Da prime note di vaniglia e marasca si passa a note speziate con sfumature di cioccolato bianco e liquirizia, un bouquet elegante e complesso. Degna di nota è la grande eleganza e “digeribilità” che si ritrovano in bocca.

Piastraia, 25% Cabernet, 25% Merlot, 25% Syrah e 25% Sangiovese. Un naso complesso e cupo di piccoli frutti a bacca nera e di sottobosco, chiari i sentori di macchia mediterranea e con richiami mentolati. In bocca il tannino è nervoso e scalpitante, come un cavallo pronto a partire nelle gabbie di partenza per dimostrare poi, con l’evoluzione, tutto il suo potenziale.

San Martino, 75% Cabernet Sauvignon e 25% Petit Verdot. Un bouquet che alterna note calde e profonde, visciola in confettura e chinotto, a note speziate come liquirizia, vaniglia e sapienti tocchi di anice stellato e chiodi di garofano; sensazioni, queste ultime, che le ritroviamo chiaramente in bocca. Caratteristiche che lo rendono un vino sia da meditazione sia da accompagnamento a preparazioni di carne con lunghe cotture.

Argentiera, 40% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot e 20% Cabernet Franc. Al naso emergono profumi multipli che spaziano da sensazioni fruttate come marasca e prugna a quelle speziate e vegetali di mandorla e mallo di noce, pepe nero e noce moscata, per poi passare a note balsamiche, come l’eucalipto, che ricordano la macchia mediterranea. Il tannino è avvolgente e dolce ma nello stesso momento vellutato, buono l’equilibrio tra acidità e sapidità.

Ornellaia, 56% Cabernet Sauvignon, 27% Merlot, 10% Cabernet Franc e 7% Petit Verdot. Il bouquet rimanda a sensazioni particolarmente seducenti e avvolgenti che all’Azienda piace descrivere con la parola ‘Incanto’. All’olfatto le note fruttate e floreali si mischiano magicamente a quelle speziate fondendosi all’unisono con grande piacevolezza. Al palato è ampio, rotondo e privo di spigoli, con un tannino levigato e setoso.

Che alto dire per non dilungarmi troppo e abusare del tempo del lettore, una parola ancora… “provarli”, magari anche andando a visitare i luoghi che ci regalano questi splendidi vini!

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