Vigna del Parroco anno domini 2016

La storia dell’azienda Ferraris ha fatto del vitigno Ruché il suo portabandiera e Vigna del Parroco suo vino di punta.

Il Ruché di Castagnole Monferrato è una piccola DOCG che comprende 7 comuni, alcuni solo per una parte. La denominazione nasce nel 1987 per diventare DOCG nell’ottobre 2010. Il disciplinare prevede l’utilizzo di Ruché minimo 90%.

Il Ruché è un vitigno a bacca nera e a maturazione medio precoce. È un buon accumulatore di zuccheri e, nonostante la bassa acidità, conserva una buona quota di acido malico che conferisce freschezza al vino. La caratteristica principale delle uve è la ricchezza di sostanze polifenoliche, rappresentate in maggioranza dai tannini, che apportano struttura al vino.

Grazie alla gestione della macerazione e a un’estrazione selettiva dei tannini si riesce a ottenere un vino equilibrato. Il Ruché è una varietà semi-aromatica, a base terpenica. Solitamente viene vinificata in rosso per ottenerne un vino secco, leggermente aromatico, con sentori di rosa, viola e spezie, dal colore rosso rubino, di buon corpo e lieve tannicità. Luca Ferraris, titolare dell’Azienda, lo descrive così: “il Ruché al naso sembra per eleganza un bianco del Trentino Alto Adige mentre in bocca è un vino caldo ed equilibrato come i grandi vini piemontesi.

Ha un grappolo mediamente spargolo nella parte prossimale, per divenire più compatta in quella mediana e distale; la buccia è ricca di pruina.

Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG “Vigna del Parroco”

Anticamente nel Monferrato i vigneti erano ricchi di biodiversità, e i vini erano frutto del taglio di molte varietà, anche se ve ne era una prevalente, la Barbera.
Il Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG ha ottenuto successo solo recentemente. Le uve di questo vitigno, conosciuto da sempre, venivano consumate come uva da tavola o utilizzate nel taglio. Fu un Parroco di campagna il primo a credere nelle potenzialità del Ruchè per produrre e vendere un vino mono varietale secco. Quel vino era conosciuto come “Ruchè del Parroco” e lui si chiamava Don Giacomo Cauda. “Che Dio mi perdoni – raccontava il Parroco nei suoi ultimi anni di vita – per aver a volte trascurato il mio ministero per dedicarmi anima e corpo alla vigna. Finivo la Messa, mi cambiavo in fretta e salivo sul trattore. Ma so che Dio mi ha perdonato perché con i soldi guadagnati dal vino ho creato l’oratorio e ristrutturato la canonica”. Don Giacomo arriva a Castagnole Monferrato come Parroco nel 1964. La parrocchia possedeva alcune vigne in stato di abbandono, Don Giacomo non resistette a quello spettacolo. Comincia così la sua lunga avventura di prete vignaiolo. Il suo primo esperimento furono 28 bottiglioni. Il secondo passo fu
ristrutturare il vigneto. Arriva a gestire 12 giornate (la giornata piemontese equivale a poco più di un terzo di un ettaro, 3810 mq), di 8 e mezza di Ruchè (la vigna del Parroco), due di Grignolino, una e mezza di Barbera. S’inventa un’etichetta “Ruchè del Parroco”, con un angelo con le ali aperte. Per anni il Ruchè s’identificherà con quel nome e quell’etichetta. Come capita a tutti gli innovatori, in paese all’inizio c’è chi lo considera un sognatore, ma il tempo gli dà ragione. Negli anni ’80 il fenomeno Ruchè comincia a prendere consistenza, altri produttori lo hanno piantato e il vino incontra il favore del mercato.
Con il sostegno di persone autorevoli tra cui la maestra Romana Valenzano e la sindaca Lidia Bianco, donna di cultura, poetessa, stimatissima in paese e anche fuori, si tutelò il Ruchè con la denominazione di origine controllata e in seguito con la DOCG. Nel decennio successivo il Ruchè entra a tutti gli effetti nell’olimpo dei vini piemontesi.
Nel 1993 le proprietà fondiarie della parrocchia vengono trasferite all’istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, e quindi alienate. Il Parroco, fedele al dovere dell’obbedienza, tace, ma non è contento. D’altra parte l’avanzare dell’età non gli consentiva più il lavoro nelle vigne di collina. Lo consola il fatto che la proprietà della vigna del Parroco rimane in paese: ad acquistarla è uno dei suoi parrocchiani, Francesco Borgognone. Il “Ruchè del Parroco” diventa così il “Ruchè di Castagnole Monferrato DOCG, Vigna del Parroco”. Nel 2016 Borgognone, divenuto anziano egli stesso, vende la vigna con i suoi ceppi ormai vecchi al giovane produttore Luca Ferraris, sempre di Castagnole Monferrato.
La Vigna del Parroco diventa il vino di punta dell’azienda e bandiera del Ruchè nel mondo, in memoria di un coraggioso e lungimirante prete di campagna, che amava ripetere: “sono solo un uomo, un povero prete. Il successo che ho avuto non è merito mio, ma di chi, dall’alto, ha ispirato la mia opera. Tante volte ho pensato ‘Chi me lo fa fare?’ Ma, dentro di me, conoscevo la risposta”.

Vigna del Parroco anno domini 2016

Vigna del Parroco è un vino ottenuto da Ruchè in purezza
da viti impiantate nel 1964. 
Solo il 20% affina in tonneaux
 per 9 mesi
e poi 3 mesi in bottiglia in cui vi arriva senza alcuna filtrazione. Il vino si presenta di un affascinante rosso rubino brillante; si muove avvolgendo le pareti del calice anticipando così la buona componete glicerica.
Intensi aromi floreali si sprigionano avvicinando il naso al calice
, come rosa e viola, ma anche fruttate, ciliegia, more di gelso, fragolina e piccoli frutti di sottobosco. Sul finale si percepiscono sentori terziari come spezie dolci, vaniglia, tabacco biondo e cacao. In bocca non delude, i tannini sono eleganti e dolci, sorprendente la corrispondenza gusto olfattiva, soprattutto si percepisce la ciliegia con un tocco di chinotto. Un vino di grande classe che rende questo Ruchè di facile abbinamento. Cacciagione, formaggi di media stagionatura, carni rosse, ma anche risotti complessi o semplicemente come vino da meditazione. In qualunque momento si deciderà di bere questo vino siamo sicuri che non deluderà mai.

Ferraris una storia lunga 4 generazioni

La storia dell’azienda Ferraris Agricola ha inizio quando il bisnonno di Luca Ferraris, attuale titolare, da Castagnole Monferrato emigra in America alla ricerca dell’oro durante la “Golden rush” in California. Grazie ai proventi derivanti da questa attività nel 1921 viene acquista la casa in Via al Castello, dove fino a poco tempo fa sede dell’azienda oggi trasformata in museo per ricordare la storia della famiglia Ferraris.

Due anni dopo, il nonno Martino compra il “Casot”, un casolare rurale nel mezzo di un appezzamento di 40.000 mq, vengono impiantati vigneti e si acquistano alcune botti per poter vinificare in proprio. Dopo la morte di nonno Martino spetta al padre di Luca, Luigi Ferraris, prendere il testimone, ma emigrato in città decide di conferire le uve alla Cooperativa Sociale del paese.

Nel 1999 Luca, diplomantosi all’Istituto Agrario, fa il suo ingresso in azienda segnando un nuovo inizio. Dà un volto completamente nuovo alla cantina, rincominciando a vinificare in proprio le uve provenienti dai vigneti di famiglia. Questa tappa rappresenta una svolta fondamentale per l’azienda e per tutto il mondo del Ruché. Luca, infatti, diventa il primo produttore in questa zona ad effettuare i diradamenti delle uve per aumentarne la qualità e a dedicarsi esclusivamente alla produzione di vino di qualità. Inoltre, la sua curiosità e la sua voglia di scoprire realtà diverse, lo spinge oltre i confini nazionali alla ricerca di nuovi possibili mercati, diventando un vero e proprio testimone del Ruché nel mondo.

“La filosofia che da sempre accompagna il mio lavoro è quella di riuscire a far convergere il rispetto della natura, della tradizione con l’uso della tecnologia per poter ottenere sempre il miglior risultato possibile, investendo nella ricerca del massimo risultato” spiega Luca. “Questa scelta si è sempre rivelata vincente e la sperimentazione attuata ad ogni livello, dalla gestione dei vigneti fino alla bottiglia, ci ha consentito di creare vini unici.”

Attualmente l’azienda produce circa 180.000 bottiglie di cui circa 100.000 di Ruché DOCG, si estende su 28 ettari di cui 21 coltivati a vigneto ed è l’azienda agricola a gestione familiare più grande che si trova nell’area dei 7 comuni del Ruché.

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