Ci sono regali che si scartano in un attimo e altri che si aprono lentamente, pagina dopo pagina. Questo libro è uno di quelli che aspettano il momento giusto: una sera silenziosa, una luce calda, il tempo di lasciarsi trasportare. Un libro che non ti aspetti.

Ermione Vite&Vite è un libro narrativo, un’opera ibrida e intensa, in cui la mitologia diventa specchio del presente e la cultura un atto di resistenza contro ogni forma di violenza.
Si fonda su una struttura logica speciale perché Ermione, figura mitologicamente sottovalutata, abbandonata dalla madre e trascurata da un padre mortalmente ferito nell’onore e nell’orgoglio, sa lucidamente analizzare le sue vicissitudini e compararle con i ben più tristi e tragici fatti dei nostri tempi, modernamente più bui. Ermione diventa cronista della sua e della nostra epoca, coglie la macabra attualità dei misfatti dettati dalle debolezze umane e da ripicche degli spettatori talora estranei. Originalità e forza sono la sua abilità ad accostare i vini e le storie dei vitigni agli aspetti psicologici di tutti i personaggi. È un libro che ritrae tutte le quelle figure femminili simili alla sua, destinate a espiare le colpe dei loro caratteri, dalle passioni alle gelosie, dalle invidie, all’innocenza e alla profezia.

GLI AUTORI

Elvia Gregorace è giornalista pubblicista, food blogger. Docente di lettere classiche in un liceo capitolino e di sommellerie del vino e del cioccolato presso la Scuola Italiana Sommelier. Da anni racconta il mondo del vino e della tavola con sensibilità critica e narrativa, scrivendo sul suo blog Il Tritagonista e, oggi, per La Gazzetta del Gusto narrando di territori, cantine e pietanze come luoghi dell’anima. Ha intervistato per Bibenda volti illustri. Nel teatro, nella scrittura, nei suoi corsi, intreccia saperi antichi e contemporanei, nutrendo un pensiero femminile che è memoria, denuncia e visione.

Prezzo di copertina: 16 euro

 

Dalla Prefazione del Prof. Attilio Scienza

Dal capitolo XXIV – Radici che resistono

Si possono insegnare i sentimenti nelle scuole come è stato detto? Forse in queste sedi sarebbe opportuno parlare di metodi di contraccezione, incontrare psicologi e medici ma come si può pensare di indirizzare ad amare, a rispettare il prossimo, bisognerebbe avere punti di riferimento, esempi, quelli che oggi non esistono più come la famiglia. Ormai le madri fanno a gara a chi sia più giovane tra loro e le proprie figlie, i padri sono macchine per produrre soldi, cellulari sono le babysitter, ChatGPT il migliore amico, il contatto umano si è quasi del tutto perso. Bisognerebbe fermarsi, ascoltare le parole di chi ha bisogno di aiuto, il rumore del vento, la brezza del mare, essere accarezzati dalle onde… Seneca sosteneva: “Poca è la vita che viviamo, il resto è tempo”. E io aggiungo: “Se ne perde troppo… E verso la direzione sbagliata”.

Dionysos è forse il più importante tra le divinità terrestri e ctoniche del mondo antico. Il dio che riassume in sé tutta la vita vegetale della natura racchiusa in quel potente binomio Vite/Vita. Alla figura del dio del vino si ricollega il più ricco complesso mitico espresso attraverso un’iconografia varia e multiforme a testimonianza delle sue molteplici sfaccettature.

Un’immagine bipolare in tutti sensi. A volte vigorosa e virile, altre curvilinea ed effeminata del Dionysos riccioluto, splendente di gioventù e potentemente seduttivo ma ugualmente fonte d’ispirazione di pregnante vitalismo spirituale. Dionysos, solenne e barbuto, una figura generosa e benefica che elargisce la felicità e l’oblio dagli affanni lathikedes e dalle pene dell’animo ma, allo stesso tempo, tiranno e terribile istigatore di estrema violenza come con lo smembramento di Penteo.

Le parole di Euripide “molto terribile nella pienezza del potere”. Effettivamente, possiamo asserire che l’uomo ha ricevuto con il vino un dono di grande gioia, ma anche di grande tormento. Il vino, metafora ed essenza di una millenaria cultura, ha giocato un ruolo centrale nella storia e nell’evoluzione del piacere nella doppia veste di Persona e Demone, Persona che unisce territorio e tempio per vanificare paure arcaiche e volontà di dominio infondendo coraggio ed esaltando virtù. Però gli aspetti misterici ed estatici del culto dionisiaco evocano anche le forze prepotenti dell’inconscio, trascinando con la danza orgiastica al rituale omofagico e, in preda all’entusiasmòs, alla feroce degustazione di carne e sangue palpitanti.

Per quanto le mie storie sembrino lontane dall’apparente modernità, non è affatto così. La parola greca ἀρχέτυπον ne è la dimostrazione. Gli episodi di attualità che ho narrato, la testimonianza. Ognuno di noi, che sia femmina o maschio, ha un suo archetipo con sfumature più lievi di altri. Sarebbe opportuno possedere svariate sfaccettature per vivere meglio.

Una nota psichiatra statunitense, Jean Shinoda Bolen, analizza, con estrema chiarezza, come si attivino gli archetipi in ciascuno di noi: predisposizione innata, già da piccoli dimostriamo la nostra personalità; ambiente familiare, è indiscutibile che l’ambito nel quale viviamo ci condizioni; la cultura dovrebbe influenzare il nostro modus operandi; l’equilibrio ormonale, aspetto importantissimo per il gentil sesso, specialmente nel momento del concepimento; gli eventi che accadono e le persone che incontriamo delineano il nostro percorso e dirottano verso alcune scelte; il fare, il mettersi in gioco dimostra concretamente a quale archetipo apparteniamo.

 

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