Se dobbiamo parlare di “Proposta vini” dobbiamo dimenticare quella che è la classica figura dell’azienda di distribuzione.

Per costruire bene qualcosa, servono due cose: conoscenza e competenza. Segue la comunicazione o meglio la buona comunicazione, senza questa il mondo non esiste. Parole intense, parole di una persona che con intuito, lungimiranza e ascolto ha dato vita a “Proposta Vini” una rete di distribuzione unica nel suo genere.

«Proposta Vini nasce nel settembre del 1984 – racconta il fondatore Gianpaolo Girardi- Un’idea commerciale per quei tempi innovativa: quella di dare vita a un’azienda di distribuzione pura in grado di creare un filo diretto tra i vignaioli e il canale Horeca. Ci adoperiamo per permettere ai piccoli produttori di concentrarsi sul lavoro in vigna e di delegare a noi tutti gli aspetti di commercializzazione e distribuzione».

La mission di Proposta Vini, fin dall’inizio, è valorizzare al meglio la produzione delle cantine selezionate con grande attenzione alla qualità e all’artigianalità: Proposta Vini, infatti, predilige la selezione di vini autentici, storici, territoriali, bevibili e legati alla tradizione contadina italiana di qualità.

«Una collaborazione continua con i produttori rappresentati. Ci poniamo l’obiettivo di dare visibilità a produttori di qualità, spesso di dimensione molto piccole, che non hanno la possibilità di organizzare la parte commerciale, offrendo canali di visibilità nazionale ed internazionale», spiega Andrea Girardi, oggi alla guida dell’azienda insieme al padre Gianpaolo.

Il cuore dell’attività di Proposta Vini è la consegna in groupage, quindi senza vendite dirette, senza vendite alla clientela privata, senza limiti minimi di acquisto, con tempi di consegna certi.

«In altre parole, la nostra è un’attività commerciale nella quale convivono interessi aziendali e aspetti etici, umani e culturali – continua Andrea – Lo dimostrano i ben 18 progetti che abbiamo sviluppato e che hanno come priorità quella di valorizzare gli aspetti storici, evocativi e paesaggistici che stanno dentro e oltre un bicchiere di vino».

Non poteva che essere così, visto il grande interesse del fondatore per le scienze storiche e la geografia: primo nato, nel 1988, è il Progetto Vini dell’Angelo incentrato sul recupero di vitigni storici trentini dimenticati.

I PROGETTI PRINCIPALI

Progetto Vini dell’Angelo

Progetto Vini dell’Angelo è nato nel 1988 per recuperare e collezionare antiche varietà di vitigni spesso dimenticati, e promuoverne la coltivazione, la vinificazione e la commercializzazione, un’autentica attività culturale di elevato profilo etico. Gianpaolo Girardi ha individuato i vitigni ancestrali autenticamente autoctoni o radicatamente trentini e la decisione di salvarli dall’oblio. Per fare questo serviva la collaborazione dei contadini, inizialmente resistii, perché altre varietà di uva, erano molto più facili da vendere. Con atto di coraggio imprenditoriale Girardi ha offerto ai vignaioli di comprare per intero il raccolto degli autoctoni che avrebbero impiantato, assumendosi così ogni rischio di invenduto. A distanza di 35 anni, non una sola bottiglia di questi vini autoctoni rimane invenduta, orgoglio e anima di chi li produce.

All’interno del progetto troviamo Cantina El Zeremia dove Augusto Zadra ha salvato dall’estinzione e valorizzato il Groppello di Revò. Il figlio Lorenzo si prende cura del famoso vigneto El Zeremia, risalente a fine Ottocento, interamente su piede franco, da cui prende il nome l’azienda che domina dall’alto la Val di Non e il lago di Santa Giustina. Lorenzo continua la strada pionieristica del papà riscoprendo e coltivando la varietà a frutto bianco chiamata Maor.

Da queste uve si ottiene Maor Vigneti delle Dolomiti IGT 2022: Maor, conosciuto in valle come il Groppello bianco, è un antico vitigno autoctono a bacca bianca presente in Val di Non e all’inizio della Val di Sole dove a fine ‘800 si contava una produzione di circa 3000 hl. Un bouquet fine ed intenso, nota floreale e fruttata, zagara, acacia e pesca bianca. Un sorso fresco, leggermente acidulo, con una buona sapidità che va a intensificare la freschezza. 

Progetto Vini estremi

Il Progetto Vini estremi nasce nel 1999; “estremi” perché nascono da condizioni territoriali o climatiche impervie. Diversi sono gli elementi che gravano sulla produzione di questi vini e che influenzano il numero di ore di lavoro necessarie per prendersi cura del vigneto e per vendemmiare. Estremi per la posizione dei vigneti, la tipologia degli impianti cultivar autoctone rare, le tecniche d’impianto, il lavoro extra vigna, necessario durante l’anno per preservare i sentieri, i terrazzamenti e i muretti a secco.

Autentiche “isole della biodiversità viticola” che, però, corrono il rischio di scomparire a causa degli alti costi di produzione. Dall’estremo Nord al profondo Sud, sono stati selezionati vini che nascono dalla sabbia, dai terrazzamenti, nel vento e ad altitudini proibitive. Uve uniche, sopravvissute a guerre e fillossera grazie a chi, con dedizione, ha combattuto per permettere a ogni acino di continuare a regalare vini straordinari.

Ecco Cave Mont Blanc un’azienda che racconta la storia un giovane presidente di una storica cooperativa consapevole della fragilità di un territorio e di un vino raro da salvaguardare. Il Prié Blanc è il vitigno autoctono a bacca bianca a piede franco s’inerpica per gli alti fianchi delle vallate, oltrepassando i 1200 metri di quota. Cuvée des Guides Brut Nature Metodo Classico Prié Blanc in purezza, l’intera spumantizzazione si svolge a 2173 m. dove le caratteristiche influenzano e determinano la qualità del perlage. Dégorgement non prima di 36 mesi. Bollicine fini e persistenti, bouquet floreale e agrumato, erbe aromatiche, salvia, con note minerali di estrema tipicità. Il sorso è minerale, torna il pompelmo, buona sapidità e freschezza.

Progetto Vini Vulcanici

Negli ultimi anni i vini vulcanici stanno riscuotendo sempre più successo e nel 2019 nasce questo progetto. La loro particolarità è quella di provenire da vigne ubicate su suoli di origine lavica, sparsi in tutto il mondo. I vini vulcanici italiani, però, hanno qualcosa in più, forti di una viticoltura artigianale e ormai assodata da secoli. Le uve sono figlie di viti determinate ad assorbire umori, affondando le loro caparbie radici nelle profondità più oscure di suoli vergini, primordiali, ricchi di minerali, complessi. Le uve che ne derivano sono piene di sostanza e di sapore, con un carattere e un’identità unici. I vini vulcanici sono caratterizzati da complessità e sapidità difficilmente raggiungibili da altri suoli, hanno un’acidità equilibrata e soprattutto una mineralità marcata, che sta diventando un tratto identificativo di questa tipologia enoica. Ne è un esempio Cantina Tonello che sorge ai piedi dei Monti Lessini, su suoli di derivazione vulcanica, a cavallo tra le province di Vicenza e Verona. Alla guida Diletta Tonello, giovane tenace e dinamica vignaiola vicentina, che con maestria ha saputo dare voce alla Durella e alla Garganega, misurandosi su varie interpretazioni. Ecco Lessini Durello pas dosè riserva ioAura Metodo Classico 2018 affinamento di circa 60 mesi. Nel calice giallo paglierino tendente al dorato, perlage fine e persistente, al naso crosta di pane, frutta matura, agrume, bergamotto e lime. Il sorso è fresco, una spremuta di mandarino, arancio, quasi una piacevole astringenza.

Vini Franchi

Nuovo Progetto ideato nel 1999, ma nato nel 2021 parla di vini provenienti da uve franche di piede, non innestate su vite americana.

Nella seconda metà dell’Ottocento la fillossera decimò la viticoltura del Vecchio Continente che si ritrovò indifesa contro il parassita presente nelle viti, portatrici sane, provenienti dal Nuovo Mondo.

Pochissimi vigneti si salvarono perché capaci di vivere sul loro piede originario. Perfetto per chi desidera provare vini originali sopravvissuti, caratterizzati da un carattere molto più spiccato, nitido e persistente di quelli prodotti con uve da portainnesto.

Ne è un esempio Quartomoro di Sardegna azienda nata nel 2009 come cantina didattica di Piero assieme a sua moglie Luciana. Quest’azienda in continua evoluzione vuol essere un intreccio di vite, esperienze e di culture, così come il luogo in cui nasce, simbolo della biodiversità sarda e delle sue numerose sinergie. L’impegno è quello di esprimere l’integrità dei processi naturali, valorizzando l’uso di strumenti artigianali, ereditati dai nonni, mettendo in evidenza tutte le note varietali delle loro uve. Ecco allora CRG 2022 Carignano in purezza. Fermentazione a temperatura controllata sotto con lieviti autoctoni, 7 giorni di macerazione con follature manuali. Sei mesi in acciaio e barriques di almeno 4 passaggi. Rosso rubino carico tendente al granato. Al naso è intenso e complesso, con note iodate e balsamiche, alloro e ginepro, richiami di piccole bacche selvatiche, visciola, prugnolo e spezie. In bocca è sapido, fresco e strutturato.

Quando la Mela è protagonista

All’interno del Catalogo di Proposta Vini non ci sono solo i “classici vini” troviamo anche il sidro. In Valle d’Aosta troviamo Maley il nome si ispira a come veniva chiamata la mela coltivata in Valtournenche, ai piedi del Cervino, oltre ad essere uno degli antichi nomi dati al Monte Bianco nella Valle di Chamonix. Questa azienda ha come proposito quello di promuovere e far conoscere la bellezza e l’armonia dei secolari meli del Monte Bianco e del Cervino-Matterhorn che Gianluca Telloli ha contribuito a salvare dall’estinzione. Circa 6 ettari coltivati a Raventze, Renetta di Antey, Barbelune e Groin de Veau. Cidre du Saint Bernard amabile m.f. 2024: le mele raccolte vengono poste in cassoni assemblati e spediti in frigo in Savoia. Successivamente vengono pigiate e i mosti ottenuti vengono portati alla temperatura idonea di fermentazione senza l’aggiunta di zuccheri. A raggiungimento della gradazione alcolica ideale si provvede a pastorizzare il sidro con un moderno e delicato sistema di pastorizzazione senza aggiungere solforosa. Colore giallo oro, al naso suadenti note di flamboyante, mela rossa, in bocca sensazioni fresche della renetta si sposano con delicate note tanniche della Croison de Boussy. Da provare a fine pasto con dei dolci a base di frutta. Il sidro Maley custodisce una cultura della mela, un territorio ed una storia alpina al di là del tempo e delle frontiere.

Un catalogo variegato pieno di storia, curiosità, ma soprattutto di umanità che permette ai piccoli produttori di concentrarsi sul lavoro in vigna, senza preoccuparsi della commercializzazione. Tante referenze per assaggi unici e non convenzionali. Le referenze in catalogo sono 3.300 per 403 cantine (241 produttori italiani e 162 stranieri). 

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