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LE DONNE DEL VINO DI LOMBARDIA propongono CONFERENZA CON DEGUSTAZIONE “CALICI IN CORSA…STORIE DI VINO E COSCIENZA” riflessioni guidate al Museo delle Miglia

In un mondo in cui le passioni si intrecciano con la scienza, tre universi apparentemente lontani –
vino, motori e medicina – trovano sorprendenti punti di contatto nell’evento ideato e promosso
da Le donne del vino di Lombardia, nella prestigiosa sede del Museo delle Mille Miglia di Brescia.
Il vino, simbolo di convivialità e cultura millenaria, racconta storie di terre fertili, mani esperte e
tempo che scorre lento. I motori, ruggenti e precisi, rappresentano il progresso, l’adrenalina, la
sfida costante contro i limiti della velocità e della meccanica; Brescia è custode di una tradizione
unica, con la storica gara delle Mille Miglia, in programma proprio dal 17 al 21 giugno, iniziativa
che oggi è candidata a patrimonio culturale immateriale dell’umanità all’Unesco.
La medicina, infine, è il cuore pulsante della conoscenza applicata alla vita, la custode del
benessere e la guida silenziosa nel cammino dell’umanità verso la salute.


L’evento bresciano de Le donne del vino di Lombardia, incardinato su queste tre tematiche che si intrecceranno durante la serata, si terrà il 19 giugno, presso il Museo Mille Miglia
(via della Bornata, 13 Brescia).

“Il GAVI WORLD TOUR è, tra i tanti progetti promossi dal Consorzio, quello che ci permette di andare a trovare i nostri Clienti a casa loro.” Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio di Tutela del Gavi, rieletto il 30 Aprile 2024 e attualmente al suo terzo mandato, dopo essere stato in carica nei trienni 2015-2018 e 2021-2024, apre con queste parole la tappa torinese del tour, animata dalla presenza di 29 cantine e ospitata il 05 Maggio 2025 dalla Delegazione AIS Piemonte presso la propria sede di Via Modena 23.

 Maurizio Montobbio, presidente del Consorzio di Tutela del Gavi (a destra nella foto, in piedi) e Filippo Bartolotta (a sinistra, in piedi) durante la masterclass.

Una passione di famiglia, cinque generazioni votate alla terra ed ai suoi frutti per la realizzazione di vino che trascendono le normali tecniche di vinificazione. Questa è Pratello un’Azienda Agricola che nasce alla fine dell’800, nei pressi di Brescia, a Pedenghe sul Garda, dal desiderio di Vincenzo Bertola, portavoce del sapere di famiglia. Egli riuscì a trasformare e valorizzare un territorio ancora agli inizi della propria definizione con visione lungimirante.

Di padre in figlio, custodi di preziosi gesti e competenze nella lavorazione della loro terra e valorizzazione dei suoi frutti. Oggi in azienda troviamo l’ultima generazione, Naike e Nathan, sempre supportati dai genitori. Pratello, infatti, significa innanzitutto Famiglia. Ogni membro ha la propria mente, le proprie passioni e il proprio cuore: caratteri distinti, competenze e passioni differenti che vengono uniti dall’amore per l’azienda e per il loro territorio.

“Coltivo vigne e produco vini a Cavaion Veronese, nel cuore della zona di produzione del Bardolino. La mia prima vendemmia è il 1984. Fin da piccola a casa sentivo parlare di vigne e di vini e ricordo ancora i mesi di ottobre in cui, dopo la scuola, si andava a vendemmiare. Sono sempre stata affascinata da questo mondo scandito dalle stagioni e così è maturato il desiderio di farne parte, di contribuire, sapendo ascoltare la vigna e la terra, a far nascere vini miei” così si presenta Matilde Poggi, sul sito della sua cantina Le Fraghe.

Una vignaiola forte e indipendente che non segue le mode, ma va dritta per la sua strada. Il vino che produce, in primis, deve piacere a lei rigida giudice di sé stessa. Una vita all’insegna del “rosa” che non vuole esser il dolce e delicato colore, ma portavoce della famiglia. Ròdon è il nome del suo primo vino rosato. Ròdon, in greco antico, significa “rosa”: un colore, un fiore e un nome. Infatti, la madre di Matilde si chiamava “Rosa” e prima ancora una cara zia. Un filo di memoria che si intreccia alla terra, all’uva per terminare nel vino.

Il 15 Aprile scorso si è tenuta la conferenza stampa annuale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) sullo stato del settore vitivinicolo mondiale “STATE OF THE WORLD WINE AND WINE SECTOR 2024/2025”. Il Presidente John Barker ha presentato, con l’aiuto di numerosi grafici, i dati più aggiornati sulla produzione, il consumo e il commercio di vino nel 2024. Interessante estrapolare alcuni dati riguardanti la produzione e il commercio di vino in Italia. In tutto il mondo, complessivamente, la superficie vitata si è ridotta dello 0,6% rispetto al 2023, attestandosi a 7,1 milioni di ettari. Questa cifra include le viti piantate per tutti gli usi: uva da tavola, uva da vino, produzione di distillati, succhi di frutta, aceti. Si tratta del quarto anno consecutivo di riduzione in risposta a diversi fattori quali l’aumento dei costi di produzione e il cambiamento dei modelli di consumo. L’Italia, attestandosi al quarto posto…

Serviva un’altra guida dei vini? Sì, se viene proposta con un format e un intento diverso.

Franco Santini, giornalista e sommelier, nell’ambito dell’evento enogastronomico Gironi Divini e in collaborazione con il Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo, ha curato un’eclettica guida dei vini d’Abruzzo non basata su classifiche, ma che propone abbinamenti dei vini alle diverse occasioni di consumo.

L’idea di suggerire i vini abruzzesi adatti per diverse situazioni, reali come un invito a cena da amici o surreali come il vino da portarsi in un kit di sopravvivenza per un ipotetico viaggio sulla luna, ha portato a un compendio che recensisce 108 aziende abruzzesi descrivendo i loro vini con tono informale ponendo l’accento sulle sensazioni che trasmettono.

Punto fermo è un grande rispetto per tutti i produttori. «Tutti coloro che producono vino sono dei folli fondamentalmente – afferma Santini scherzando, ma non troppo – in questo momento il vino fa male, l’alcol fa male, il vino si beve sempre meno, c’è tutta una serie di battaglie contro il consumo del vino, il pettinato con i capelli biondi si inventa i dazi dalla mattina alla sera, quindi, che fa vino è un eroe, un eroe a prescindere».

L’intento è stato quello di cercare e di capire e di trasmettere per ogni singola cantina, che sia una piccolissima azienda familiare che produce 2000/3000 bottiglie o grande cooperativa che ne produce milioni, quale sia la loro idea di vino, il loro progetto.

Altra considerazione, alla base del progetto, è che non c’è un vino adatto per tutte le occasioni, ma c’è un vino che può andar bene per l’occasione giusta.

Le pagine introduttive, a cura del Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo, forniscono ai lettori un approfondimento sulla viticoltura in Abruzzo, il territorio, i vitigni, le denominazioni e qualche dato numerico sulla produzione.

Nove le categorie in cui sono stati suddivisi i vini anche se, per ammissione dell’autore, molti sarebbero stati collocabili trasversalmente in più di esse. Scorrendone i titoli e le relative descrizioni si intuisce tutta l’originalità della guida.

Era la fine degli anni ‘70 quando l’imprenditore Enrico Braggiotti, di origine francese, intuì le potenzialità di una zona dell’Oltrepò Pavese, oggi chiamata “la collina del Pinot Nero”.

L’ispirazione francese gli suggerì che nei terroir vocati per il Pinot Nero anche lo Chardonnay dava ottimi risultati, iniziò, così, la coltivazione e la vinificazione di questo nobile vitigno nella frazione Mazzolino, dal latino Mansiolinum, che significa punto d’incontro, una tappa sulla strada di ritorno della via del sale, dalla Liguria alla Pianura Padana.

A Costigliole d’Asti, nel cuore delle colline astigiane, troviamo Maria Borio, per tutti “Mariuccia”, una vera Donna del Vino che conduce, secondo la propria filosofia, Cascina Castlèt, l’azienda di famiglia.

In un mondo maschile, come quello del vino, Mariuccia Borio, alla morte del padre, eredita una parte di Cascina Castlèt, e si mette subito in gioco affrontando non poche difficoltà. Erano gli anni Sessanta e nonostante tutto Mariuccia non si è tirata indietro e nel 2021 ha festeggiato la cinquantesima vendemmia.

Oggi l’azienda conta trenta ettari dislocati attorno alla sede della Cantina, che racchiudono un sogno diventato progetto.

Tutto nasce da due semplici idee: rispettare la natura ed essere al passo con la tecnologia. Pochi immaginano che Cascina Castlèt si avvalga nel lavoro quotidiano di alcuni alleati speciali ed insoliti: gli uccelli, che aiutano a controllare il numero di insetti che causano danni alla vite, i quali vengono monitorati da due ornitologi specializzati, Enrico Caprio e Mario Cozzo.

Un impegno che, come un Giano Bifronte, Mariuccia porta avanti tenendo gli occhi rivolti al futuro, ma con i piedi ben piantati a terra e nelle tradizioni del passato. Sensibile e caparbia, istrionica e riservata capace di promuove il suo territorio e i suoi vini a 360° attraverso i vitigni autoctoni e non solo: Barbera, Moscato, Uvalino, Nebbiolo, e poi, successivamente, Cabernet Sauvignon e Chardonnay.

Fra le varie masterclass proposte durante Vinitaly 2025, sicuramente una delle più emozionanti è stata: 10 years later: A Super Tuscan Retrospective of the 2015 Vintage, organizzata dal Comitato Historical Super Tuscan. Un’occasione più unica che rara poter degustare 16 Super Tuscan della storica annata 2015. La Masterclass è stata condotta dalla Master of Wine Michelle Cherutti-Kowal affiancata da Paolo Panerai, Presidente del Comitato HST e fondatore di Castellare di Castellina. Ma cosa vuol dire “Super Tuscan”?  Pochi sanno che questo termine è stato coniato, negli anni ’80, dal Master of Wine Nicolas Belfrage in un articolo su Decanter e subito accolto universalmente per identificare una categoria di vini toscani straordinari, prodotti a partire dai primi anni ’70, che uscivano dal disciplinare del Chianti Classico, avvertito come troppo restrittivo, per esprimere liberamente tutte le potenzialità del territorio. Un gruppo di produttori pionieri, a partire dagli anni ’60, ha intrapreso una…

Riconosciuta con decreto ministeriale del 06 agosto 2021 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 200 del 21 agosto 2021), la sottozona CASTELLINALDO dell’areale Barbera d’Alba DOC celebra la propria unicità durante “LA PRIMAVERA DEL CASTELLINALDO”, manifestazione giunta il 30 e 31 marzo 2025 alla seconda edizione, organizzata a PALAZZO RE REBAUDENGO, nella meravigliosa Guarene, dall’associazione I VINAIOLI DEL CASTELLINALDO (istituita il 09 febbraio 1992 con il nome di “I Vinaioli DI Castellinaldo”, quando Castellinaldo era ancora solo un comune, evidenzia Luca Morra, attuale Presidente dell’associazione, con l’obiettivo di valorizzare l’eccezionalità del Barbera di zona in termini di eleganza e armonia), e articolata in due giornate destinate ad accogliere il pubblico degli appassionati del mondo del vino e dei professionisti del settore – ristoratori, enotecari, distributori, giornalisti – con un banco d’assaggio in grado di offrire più di 40 etichette, prodotte da 21 cantine.  I VINAIOLI DEL CASTELLINALDO presenti a “LA PRIMAVERA DEL…