Barone Pizzini l’importanza della singola vigna

Quando si parla di Barone Pizzini il pensiero va subito al primo Franciacorta biologico, frutto della lungimiranza di Silvano Brescianini, direttore generale della Cantina e presidente del Consorzio Franciacorta, di un territorio famoso in tutto il mondo. Tutto inizia nel 1998 quando la Cantina avvia l’esperienza della viticoltura biologica, per ottenere un vino con un forte legame con la propria terra, unico e irriproducibile altrove e con la vendemmia 2002 nasce il primo Franciacorta Biologico. Sulla stessa strada ecco che nel 2007 viene inaugurata la nuova cantina costruita secondo importanti criteri di bioedilizia e progettata dall’architetto C. Gasparotti, socio fondatore della Barone Pizzini. Nel 2021 nasce il primo Franciacorta con Erbamat, un vitigno autoctono bresciano antico, riscoperto solo negli ultimi 20 anni.

Barone Pizzini

Quando degustiamo un calice di Franciacorta subito immaginiamo un calice seducente caratterizzato da un’elegante spuma, ma non pensiamo mai a tutto il lavoro che c’è dietro per raggiungere questo risultato.

Tutto inizia dalla vendemmia di Chardonnay, Pinot nero, Pinot bianco o Erbamat dalle quali si ottiene il vino fermo base, tutti rigorosamente da singola vigna, al quale, una volta imbottigliato, vengono aggiunti lieviti e zuccheri per il “tiraggio”. Successivamente viene messo a riposo in grandi cataste, per la rifermentazione in bottiglia e la presa di spuma, il vino base sviluppa così l’anidride carbonica a cui si deve l’affascinante perlage. 

Da dove parte tutto

Fra i fattori determinanti della qualità finale dello spumante fondamentali sono il clima, il terreno e il vitigno. Il clima non dipende dal viticoltore, solo l’esperienza può aiutare, ma scelta del vitigno, la cura e la salvaguardia della fertilità del suolo è invece compito dell’uomo.

Il terreno è un complesso formato da minerali, componenti organiche, colloidi, frazioni silicee, elementi nutritivi (Azoto, Fosforo, Potassio), ma anche da microrganismi, simbiotici, batteri benefici e patogeni, funghi micro e macroscopici: grazie a tutto questo la vite è più sana e resistente agli stress idrici e agli attacchi patogeni grazie alla produzione di antiossidanti.

Ogni passaggio dell’uva dalla raccolta alla pressatura ha un’importanza fondamentale per le qualità del prodotto finito: lo sviluppo di una schiuma fine e persistente, un naso fresco, fruttato ed equilibrato e assenza di note erbacee.

Silvano Brescianini e Leonardo Valenti

Tutto questo ci viene raccontato da Silvano Brescianini e dal Prof. Leonardo Valenti, docente dell’Università Statale di Milano e uno dei massimi esperti di vitigni italiani, durante una degustazione delle Basi in Azienda. Innovativo e sempre fedele ai principi che l’hanno guidato Silvano Brescianini ci racconta come 25 anni fa ha introdotto il biologico in Barone Pizzini.

L’assaggio delle basi non è una degustazione classica, infatti sono “vini in divenire” in cui si ricercano caratteristiche precise per ottenere successivamente dei Franciacorta con una propria impronta. Sono vini monovarietali, senza Co2, con una spiccata acidità, vinificati in acciaio o in legno, che successivamente verranno assemblati, provenienti da diverse vigne tutte vendemmia 2021.

Il vigneto Roccolo, a Provaglio d’Iseo, si è dimostrato quello che regala vini base, sia Chardonnay che Pinot nero, più complessi, strutturati e sapidi che serviranno per il Bagnadore Riserva Dosaggio Zero. Le viti di questa vigna hanno un’età che supera i vent’anni, godono dei benefici di un vicino bosco che mitiga il clima, garantisce una buona escursione termica tra il giorno e la notte e favorisce una peculiare ricchezza di biodiversità.

Basi ottenute da singola vigna

Un discorso a parte va fatto per l’Erbamat, proveniente dal vigneto Dosso nel comune di Corte Franca che viene messo nell’uvaggio dell’Animante, il primo Franciacorta con una percentuale di questo vitigno introdotto con il cambio del disciplinare del 2017. Dalla vendemmia 2018 Animante contiene, nella sua cuvée, un 3-5% di Erbamat, l’antico vitigno bresciano oggi recuperato. Un vitigno citato dall’agronomo bresciano Agostino Gallo nel 1564 nell’opera “Le dieci giornate della vera agricoltura e piaceri della villa” e poi scomparso da tutte le mappe dei vigneti fino a pochi anni fa.

Nel 2008, con l’aiuto dell’agronomo Pierluigi Donna e dello Studio Sata, è stato piantato il primo ettaro e dal quale sono nati tre vini chiamati “Tesi”: Tesi 1, Tesi 2 e Tesi 3, ognuno con una percentuale diversa di Erbamat al loro interno, tre prodotti in commercio, (ora disponibile solo Tesi 3), indispensabili per capire il comportamento di questo particolare vitigno.

L’Erbamat ha un profilo neutro, un quadro acidico molto stabile e un basso contenuto zuccherino, caratteristiche che, se opportunamente studiate, potranno essere d’aiuto per i Franciacorta del futuro. Infatti, l’altra caratteristica peculiare è la tardività, che favorisce complessità e aspetti aromatici e degustativi interessanti, ma soprattutto consente un grande adattamento al global warming.

Concludendo possiamo dire che Silvano Brescianini con Barone Pizzini fa del Biologico uno stile di vita, il Bio, infatti, è il mezzo, non il fine per salvaguardare il territorio dall’inaridimento, e cercando di cateterizzare i loro Franciacorta partendo dai vini d’entrata Golf 1927 e Animante.

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