ISOLABELLA della CROCE: Pinot Nero BRICCO del FALCO e Chardonnay SOLUM in verticale.
BRICCO del FALCO è il Piemonte DOC Pinot Nero vinificato da ISOLABELLA della CROCE con uve provenienti al 100% da vigneti di proprietà situati a Loazzolo, comune della Bassa Langa Astigiana poco distante da Canelli e Nizza Monferrato, che “ti mette di fronte alla Natura”, racconta Luigi Isolabella della Croce, arrivato in questo “luogo immerso nel nulla più povero del Piemonte” nel 2001, assieme al padre Lodovico e al fratello Francesco, tutti animati dal prepotente bisogno di uscire dalla logica della città (Milano, dove gli Isolabella della Croce sono titolari dell’omonimo studio legale), per “ritrovare una radice più profonda”, il “legame fortissimo e indissolubile” che il Pinot Nero di Loazzolodimostra di avere con il territorio in cui nasce.
Luigi Isolabella della Croce all’ingresso della omonima cantina in Loazzolo.
L’essere “estremamente sensibile al terroir”, la “capacità camaleontica di adattarsi al terreno”, sono la contropartita delle estreme difficoltà di gestione del Pinot nero, “vitigno difficile, elegante, ma capriccioso per via di un acino piccolo, dalla buccia molto sottile, facile alla rottura”, tanto da essere soprannominato “’le Diable’ in Borgogna”, sottolinea Sara Missaglia, giornalista, degustatore ufficiale e relatore AIS, appassionata comunicatrice del vino e del suo mondo e sapiente conduttrice della verticale di BRICCO del FALCO proposta da ISOLABELLA della CROCE presso la propria sede aziendale assieme ad Andrea Elegir, enologo e direttore della cantina, che racconta anche di quanto il Pinot Nero sia “sensibile all’annata”, tanto da rendere necessaria una attenta “selezione a monte della vendemmia”, per garantire un eccelso livello qualitativo delle uve, essendo consapevoli che “con il Pinot Nero puoi fare due cose: un buon vino o un Pinot Nero”.
Tre i vigneti destinati alla produzione del blend BRICCO del FALCO, tutti a matrice calcarea e “Vigneti Eroici Certificati” per via di una pendenza superiore al 30%, tutti interamente lavorati e vendemmiati “a mano” e lambiti da fresche brezze spiranti dal mare poco distante e interessati da significative escursioni termiche, a totale garanzia della qualità, sanità e integrità delle uve : la vigna OVEST, la più estesa, a 500 metri di altitudine, impiantata nel 2003 con un clone di Pinot Nero adeguato alla vinificazione in rosso e responsabile di garantire struttura al prodotto finale; la VELA, 450 metri sul livello del mare, una densità d’impianto eccezionale, di 11.000 ceppi l’ettaro, resa possibile da una pendenza del 100% (“per muoversi in orizzontale di un metro è necessario salire di un metro”, specifica il dr. Elegir), impiantata con un clone francese di Pinot Nero caratterizzato da grappoli tanto spargoli da poter garantire un raccolto non superiore ai 400 grammi per pianta, per una resa totale di 40 quintali l’ettaro, e responsabile di garantire austerità al prodotto finito; la vigna EST, simile alla OVEST quanto ad altitudine e tipologia di clone, a maturazione più tardiva, garantisce la migliore concentrazione polifenolica per le uve, donando al prodotto finale un patrimonio di aromi riconducibili a un “frullato di lamponi e ribes”, per usare la similitudine usata dal Andrea Elegir, “fin dalla fermentazione”.
ISOLABELLA della CROCE “BRICCO del FALCO” PIEMONTE DOC PINOT NERO in verticale.
Gli stessi piccoli frutti rossi percepibili al naso anche a bicchiere fermo per l’ISOLABELLA della CROCE “BRICCO del FALCO” PIEMONTE DOC PINOT NERO 2011, assieme a ciliegia e fragolina di bosco e melograno freschi, come appena colti, arricchiti da netti aromi di lavanda e rosmarino, resi suadenti da sfumature di pepe bianco e noce moscata e cardamomo, che invitano a un sorso animato da una freschezza sorprendente (per un’annata definita “caldissima” dal dr. Elegir, e pure “tanto asciutta che abbiamo rischiato di non raccogliere”), piacevolmente stimolante a livello tattile e punteggiato da chicche di sale, rivelatore nel finale di esalazioni balsamiche, che ricordano la canfora, il sotto spirito, l’essenza di camino.
Inizialmente un poco restio ad aprirsi, forse memore della pioggia e frescura che caratterizzarono l’annata in cui l’uva utilizzata per produrlo venne vendemmiata, l’ISOLABELLA della CROCE “BRICCO del FALCO” PIEMONTE DOC PINOT NERO 2013, pian piano evolve da sfumature terrose a note di cera e di incenso, sostenute all’assaggio da venature minerali e da una gradevole sapidità diffusa, in un equilibrio d’assieme elegante, lieve, sofisticato, persistente all’infinito.
L’ISOLABELLA della CROCE “BRICCO del FALCO” PIEMONTE DOC PINOT NERO 2015 si distingue per l’estrema trasparenza e luminosità del colore, che anticipano un naso reso inebriante da netti sentori di rosa damascena, amplificati e resi vividi da sfumature dolci e speziate alla vaniglia, cannella, noce moscata, verso un sorso pieno e sapido e scalpitante, stimolante, corroborante, rivelatore per via retronasale di effluvi balsamici e verticali che fanno pensare agli aghi di pino e alla ciliegia sotto spirito, il tutto reso equilibrato da un tannino suadente, figlio di un sapiente uso del legno in cantina.
Carezzevole al naso grazie a setosi effluvi di acqua di rose, mora, vaniglia, incenso, l’ISOLABELLA della CROCE “BRICCO del FALCO” PIEMONTE DOC PINOT NERO 2016, rivela al sorso un’indole austera e vigorosa, connotata da un equilibrio d’assieme che riporta all’immagine del “pugno di ferro in un guanto di velluto” attribuita a Napoleone Bonaparte e alla impressionante potenza e capacità di resa che vengono dalla coscienza dei propri mezzi e dal saper viaggiare in piena stabilità, col baricentro basso. “Consapevole di essere un gran vino”, chiosa la dottoressa Missaglia, ed effettivamente.
Andrea Elegir, enologo e direttore di ISOLABELLA della CROCE, e il vinificatore VINOOXYGEN®.
L’ISOLABELLA della CROCE “BRICCO del FALCO” PIEMONTE DOC PINOT NERO 2020, è figlio di un processo di lavorazione in cantina innovativo, condotto con l’utilizzo della tecnologia VINOOXYGEN®, messa a punto e brevettata dall’enologo Andrea Elegir e dal fratello Luca Elegir, ingegnere, e costituita da un vinificatore dotato di raschiatori sul fondo, utili a convogliare le fecce depositatesi per decantazione durante la macerazione verso un serbatoio di raccolta esterno per via totalmente meccanica, senza alcuna necessità di travaso, con l’obiettivo di preservare gli aromi più fini e delicati presenti nella massa di vinificazione dall’azione deleteria dell’ossigeno. Nell’annata 2020 in degustazione, aromi di polpa di ribes e lamponi appena colti, e di melograno, rosmarino, lavanda, anticipatori di un sorso connotato da un tannino già equilibrato e godibile per un vino animato da tanta gioventù, ancora.
ISOLABELLA della CROCE “SOLUM” PIEMONTE DOC CHARDONNAY in verticale.
Proposta una degustazione in verticale anche per SOLUM, il Piemonte DOC Chardonnay prodotto da ISOLABELLA della CROCE con uve provenienti da vigneti aziendali impiantati nel 2004, arrivati a regime per la prima annata di produzione nel 2010, a un’altitudine di 500 metri sul livello del mare, vinificate per la prima parte della fermentazione in acciaio e poi in barriques di rovere francese piegate a vapore, in modo da rendere poco invasiva la sosta in legno (di circa 9 mesi) durante la quale vengono effettuati bâtonnage periodici per “riportare in sospensione le carcasse dei lieviti depositatesi sul fondo del barile e le mannoproteine in esse contenute”, spiega il dr. Elegir, sostanze utili a dare al vino “complessità al naso e morbidezza al palato”. Segue un periodo di permanenza di almeno un anno in bottiglia, necessario a raggiungere un equilibrio, perché SOLUM “prima è molto scorbutico”.
Le note di burro percepibili al naso anche a bicchiere fermo nell’ISOLABELLA della CROCE “SOLUM” PIEMONTE DOC CHARDONNAY 2013 costituiscono una struttura portante su cui si innestano sfumature citrine che fanno pensare alla panna acida, all’ananas, accompagnate da una lievissima salinità marina, con delicate venature salmastre, che ricordano la salamoia. Burroso anche il sorso, rivelatore di fresche esalazioni di finocchietto, menta, canfora, che contribuiscono a portare leggerezza, agilità, e della presenza di un pizzico di pepe bianco, piacevolmente stimolante anche a livello tattile.
Un intenso e voluttuoso aroma di cioccolato bianco alle nocciole rende godibile fin dal naso l’ISOLABELLA della CROCE “SOLUM” PIEMONTE DOC CHARDONNAY 2014, morbidissimo, sostanzioso, burroso anche al sorso, reso ampio, denso e profondo da un suadente effluvio di cera d’api.
L’ISOLABELLA della CROCE “SOLUM” PIEMONTE DOC CHARDONNAY 2018, inizialmente fragrante al naso di fiori bianchi, di zagara, di gelsomino, si apre rapidamente a gradevoli sentori di zucchero caramellato e mandorla e caramella mou, arricchiti da delicate esalazioni di erbe aromatiche, di menta, che anticipano un sorso freschissimo e pepato, stimolante, rivelatore di note iodate, che ricordano il sale grosso, in un equilibrio d’assieme intrigante.
L’ISOLABELLA della CROCE “SOLUM” PIEMONTE DOC CHARDONNAY 2020 si distingue, al naso, per la gradevole presenza di sentori che riportano alla memoria un forno nel quale sia stata cotta pasta sfoglia dorata, croccante, ricca degli aromi sprigionati quando il burro in essa contenuto è caldo e delle sfumature ambrate donate dalla caramellatura in superficie, mentre lievi note di pepe bianco e zest di limone, rivelate dal sorso pieno e consistente, rendono vivido il carattere evoluto di questo vino.
L’esuberanza è la cifra distintiva dell’ISOLABELLA della CROCE “SOLUM” PIEMONTE DOC CHARDONNAY 2022, ultima annata proposta al mercato per questa etichetta, fragrante al naso di gioiose e dolci note di fiori di zagara e bergamotto e limone, dal sorso freschissimo, corroborante, gradevolmente sapido, consistente, piacevole, connotato da un elegante finale alla mandorla fresca.
La degustazione in verticale è una preziosa occasione per poter osservare il processo evolutivo di uno stessa etichetta nel tempo e per il BRICCO del FALCO e il SOLUM è rilevabile la presenza di un ‘filo rosso’, fatto di nitore, morbida freschezza, buona energia, piacevolezza, eleganza, sul quale si innestano gli specifici connotati di ogni singola annata, come conferma Andrea Elegir, raccontando di come non solo “ogni annata è diversa”, ma di come “ogni barrique, nella stessa annata, è diversa”.
“La degustazione è anche un momento in cui ci relazioniamo con qualcosa di diverso da noi”, secondo l’avvocato Luigi Isolabella della Croce, e “su questo ‘qualcosa’ tendiamo a trasferire quello che sentiamo”, è un “metro per capire come ci poniamo di fronte alle cose”. In attesa della prossima sessione d’assaggio a Loazzolo, un grande spunto di riflessione…