Le Tenute del Leone Alato hanno deciso di celebrare i 10 anni di Costa Arènte e 20 anni di Duemani: due nuovi vini con Cotarella e D’Attoma e la monografia da collezione “Terrae”

Milano non smette mai di sorprendere: city sempre in movimento, ma capace di fermarsi per ammirare il bello. Qui Le Tenute del Leone Alato hanno scelto di festeggiare due traguardi importanti i 10 anni di Costa Arènte e i 20 anni di Duemani: due vini identitari e un progetto artistico che racconta la loro anima più profonda, un legame tra vino e terroir.

Durante l’evento del 6 ottobre, con la presenza di Giancarlo Fancel, Country Manager e CEO di Generali Italia e Presidente di Leone Alato, e di Igor Boccardo, Amministratore Delegato, sono stati presentati due vini simbolo: Amarone della Valpolicella Valpantena 2020, profondo e intenso come la sua terra, firmato dall’enologo Riccardo Cotarella; Costa Toscana Duemani Venti 2020, un Cabernet Franc in purezza creato da Luca D’Attoma, raffinato e vibrante, perfetta espressione del vitigno in Toscana.

Due territori, due enologi di diversa esperienza, ma con una sola visione: trasformare il territorio e l’uva e in emozione liquida.

“Terræ”: la bellezza raccontata per immagini

A completare la celebrazione, ecco “Terræ”, un volume fotografico realizzato da Jacques Pion con testi di Lorenzo Carpané. Un viaggio visivo attraverso le Tenute, dove strumenti analogici e digitali si incontrano per raccontare la diversità dei luoghi con un linguaggio poetico e contemporaneo.

L’opera, prodotta in edizione limitata e numerata, è un oggetto da collezione che cattura l’essenza di ogni vigneto come un erbario moderno, un ponte tra passato e futuro.

Come ha ricordato Igor Boccardo durante la presentazione: “Fare vino e fare fotografia hanno molto in comune: servono tempo, sensibilità e capacità di cogliere l’essenza di ciò che si ha davanti. Le Tenute del Leone Alato sono un modello di eccellenza italiana, radicato nei territori ma capace di parlare un linguaggio internazionale.”

L’anima delle Tenute

Dalle colline piemontesi del Bricco dei Guazzi, ai vigneti veneti di Costa Arènte, passando per Torre Rosazza in Friuli-Venezia Giulia fino alla costa toscana di Duemani: le Tenute del Leone Alato compongono un mosaico di territori, storie e caratteri diversi uniti da una visione comune.

Oggi il gruppo esporta circa il 30% del fatturato con una presenza diretta in Stati Uniti e Cina e una solida reputazione nei mercati del Nord Europa e dell’Asia.

“Una realtà di riferimento per un pubblico consapevole, esigente, capace di riconoscere l’autenticità dietro ogni scelta produttiva e stilistica. Un brand che fa della coerenza il proprio valore distintivo”, conclude Boccardo.

Due anniversari, due vini, un’unica storia: quella di un’Italia che sa unire cultura, bellezza e visione in un brindisi al futuro.

Costa Arènte Amarone della Valpolicella Valpantena DOCG 2020: Costa Arènte si trova a Grezzana, in Valpantena, una delle zone più vocate della Valpolicella. I vigneti si estendono tra i 100 e i 600 metri di altitudine, i suoli sono costituiti da marne calcaree a tessitura franco-argillosa, ricchi di microelementi e spesso segnati dalla presenza di fossili. Queste condizioni favoriscono acidità elevata, eleganza e notevole capacità di invecchiamento. Le temperature sono in media più alte rispetto alla zona Classica e a queste corrisponde una vendemmia anticipata. Parlare di Amarone è troppo generico ecco quindi la menzione “Valpantena” che è sinonimo di uno stile fresco, profumato, fruttato e minerale, frutto di una produzione limitata, sartoriale e artigianale. Secondo Riccardo Cotarella «un vino non si conosce solo attraverso il calice, ma anche attraverso il territorio e la storia».

Le uve utilizzate per il blend sono Corvina, Corvinone e Rondinella raccolte e selezionate manualmente per l’appassimento in fruttaio, che dura almeno tre mesi, con una perdita di peso del 40%. Seguono diraspatura, cernita, breve macerazione a freddo e fermentazione con frequenti rimontaggi. Dopo la fermentazione malolattica, il vino matura due anni in tonneaux e almeno un anno in botte di rovere di Slavonia.

«L’Amarone 2020 è l’espressione più autentica della nostra visione: potenza ed eleganza che si fondono in un racconto di territorio, tempo e passione. – così lo definisce e ne riassume l’identità Riccardo Cotarella e continua – L’Amarone non è più quello di una volta, la grande eleganza accompagna il titolo alcolometrico importante. È forse il vino più tecnologico che ci sia. E se il titolo alcolometrico è troppo elevato si può scegliere il Ripasso».

Nel calice il colore è un rubino impenetrabile con qualche nuance granata. Al naso subito il fruttato e il floreale, note di ciliegia scura, marasca sotto spirito, lavanda ed erbe officinali.  Seguono le sfumature eteree e speziate di pepe nero, cannella, cardamomo, macis e liquirizia, chiude un balsamico dato dal Corvinone. In bocca è pieno e vellutato, con tannini dolci e una freschezza che sostiene il sorso e assicura longevità. Un vino che possiamo definire “nobile”, ma accessibile. Perfetto con selvaggina, brasati e formaggi stagionati, è ideale anche come vino da meditazione.

Duemani Venti Cabernet Franc Costa Toscana IGP 2020: nasce a Riparbella, una zona che si fa facendo notare negli ultimi anni grazie all’eleganza dei vini prodotti. L’azienda prende vita dal progetto pionieristico di Luca D’Attoma, che fin dagli anni ’90, tra i primi in Italia, ha creduto e impostato la viticoltura secondo i principi biologici e biodinamici. I vigneti, ad alta densità, sono stati impiantati su terreni in origine non vitati, seguendo una filosofia che unisce ascolto costante della vigna e scelte di cantina essenziali e rispettose.

Per celebrare i vent’anni dalla fondazione la tenuta presenta in anteprima Duemani Venti, un

Cabernet Franc in purezza dell’annata 2020. Un vino concepito come interpretazione distinta rispetto al “tradizionale” Duemani, con una forza più sottile e raffinata.

«Venti che trasportano profumi e sapori mediterranei che racchiudono l’essenza di Duemani» così Luca D’Attoma ne definisce l’anima.

Le uve provengono da una parcella situata nella parte più alta dell’azienda, a circa 350 metri di altitudine, su suoli argillosi e salini con importante scheletro calcareo. Allevati ad alberello con densità fino a 8.000 ceppi per ettaro e rese intorno ai 30 quintali, i grappoli vengono raccolti manualmente e selezionati in piccole cassette. La vinificazione avviene in vasche di cemento con tecnica tradizionale e per infusione, prevedendo lunghe macerazioni e una piccola quota di grappolo intero. Il vino affina per 24 mesi in barriques da 225 litri di rovere francese proveniente dal Tronçais, seguiti da almeno 12 mesi in bottiglia.

Nel calice esprime profumi e sapori che hanno l’accento toscano.  Subito note floreali e fruttate, peonia, giaggiolo, agrume, arancio, corbezzolo, piccoli frutti di rovo, rosmarino, caffè, humus, sottobosco e lentisco.  Tannini fitti e setosi, ma ancora scalpitanti, una bellissima mineralità profonda e una progressione precisa. Un Cabernet Franc sottile e tagliente come una lama, dalla potenza misurata tutto in perfetto equilibrio, pensato per la lunga evoluzione. Un vino moderno che strizza l’occhio alla tradizione. In abbinamento predilige piatti strutturati come petto d’anatra al tartufo nero, piccione, fagiano, faraona, selvaggina, brasati e stracotti.

La produzione è limitata a 1.733 bottiglie da 0,75 litri. Sarà presentato ufficialmente in occasione di Vinitaly 2026.

Due vini che raccontano un territorio, due enologi dal background lavorativo diverso, ma accomunati da una grande passione per questo prodotto e dal rispetto per il territorio. Due vini che faranno sicuramente parlare per eleganza e carattere.

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