Emiliano Falsini un enologo al servizio dei vini e del territorio

Emiliano Falsini, giovane enologo toscano originario di Empoli, si dice strumento al servizio del vitigno, del terroir e del produttore.

Si diploma come perito agrario e si laurea in Viticoltura ed Enologia all’Università di Firenze.

«Per approfondire gli aspetti enologici – spiega Falsini – ho anche seguito corsi di perfezionamento alla facoltà di enologia di Bordeaux. Ho frequentando lezioni sulle tecniche di produzione e sull’analisi sensoriale.»

«Per crescere professionalmente – spiega ancora – ho deciso che era necessario comprendere anche il lavoro svolto nel cosiddetto nuovo mondo. Questo mi ha portato ad esperienze lavorative in California, presso la Robert Mondavi Winery ed in Nuova Zelanda alla Villa Maria Estate. Questo mi ha permesso di valutare sia le nuove tecniche sia quelle della tradizione».

Emiliano Falsini

Nel 2000 inizia a far parte del Gruppo Matura che annovera nel team enologi del calibro di Alberto Antonini e Attilio Pagli.

Questa esperienza lo porta a cimentarsi direttamente con numerose realtà vitivinicole italiane dal Barolo a Bolgheri passando per il Chianti Classico, Montefalco in Umbria, e toccando altre Regioni come Emilia- Romagna, Marche, Abruzzo, Basilicata e Campania e Sicilia.

Lo scorso 29 marzo, presso il ristorante Capra e Cavoli di Milano, si è potuto degustare “i terroir di Emiliano Falsini“, percorrendo tutta l’Italia attraverso una serie di etichette da Nord a Sud.

Ma quali devono essere le caratteristiche di un enologo secondo la filosofia di Emiliano Falsini? L’enologo deve saper capire il territorio, la vigna e il vignaiolo ed essere in grado di declinare il vino giusto, avendo come obiettivo la ricerca della qualità per una produzione di eccellenza. Sento di essere uno strumento- ci racconta Falsini- che l’azienda vitivinicola deve utilizzare per creare un proprio stile, un’identità, un forte legame con il terroir, non perdendo mai di vista le dinamiche del mercato mondiale, perché il vino deve essere bevuto e apprezzato, da chi lo produce, ma anche dai consumatori e dalla critica.

 

Il mio lavoro non si limita alla cantina, ma comincia dalla vigna per estendersi al “Mondo del vino” in tutte le sue forme.

La nuova enologia è più rispettosa della materia prima, meno interventista e consapevole che l’enologo debba avere una visione a 360 gradi su quelle che sono le varie sfaccettature di una realtà vitivinicola molto complessa e variegata. Il vino deve raccontare chi lo produce. Attraverso il vino, il territorio e l’azienda devono essere riconoscibili.

Lavorare sempre con passione, viaggiare, confrontarsi con i produttori, leggere e soprattutto conoscere nuove realtà produttive è fondamentale. Un vino che sia al passo con i gusti attuali deve essere elegante, fresco, con una componente varietale facilmente riconoscibile. Vini in cui l’apporto del legno è sempre molto mirato e mai prevaricante nei confronti dell’uva. Tradizione e conoscenze moderne devono fondersi per valorizzare il patrimonio aziendale e poter guardare al futuro, con vini che interpretano un gusto rinnovato ed evoluto, ma le cui radici sono saldamente legate alla complessità del territorio e alla sua storia.

Cerco sempre di interpretare il desiderio dei produttori, non sono i miei vini ma i vini delle aziende, io sono semplicemente uno strumento per raggiungere uno stile aziendale e migliorare, se possibile, la percezione comune sul vino. Sono convinto che il lavoro per creare un grande vino inizi nel vigneto. Solo attraverso uve di qualità è possibile avere una produzione di pregio e solo attraverso una enologia rispettosa, poco invasiva e minimalista è possibile esaltare la tipicità, il legame con il territorio e la salubrità di vini.

Credo che la figura dell’enologo non debba emergere sullo stile aziendale ma deve essere il catalizzatore per esaltare al massimo le potenzialità del suolo, del clima, del vitigno e dell’azienda.

Alcuni dei vini degustati durante “i terroir di Emiliano Falsini”

Vini Bianchi: Greco di Tufo Docg Le Masciare 2015; Grillo Sicilia Doc Masseria del Feudo 2016; IGT Toscana Bianco Mafefa Agrisole 2016; Grechetto Montefalco Doc Nido del Falco Viticoltori Broccatelli e Galli; Umbria Bianco Trebbiano Spoletino Del Posto Perticaia 2015; Colli Maceratesi Ribona Doc Le Grane Boccadigabbia;

I Bianchi

 

Vini Rosati: Allegra Rosato Bolgheri DOC 2016 Casa di Terra; Primitivo Rosato IGT Basilicata Maddalena Taverna 2016; Syrah Ravenna Rosato IGT Trerose’ Trere’ 2016; Ciliegiolo IGT Marche Rosato Ica Selvagrossa 2016;

Doverosa una precisazione sui vini rosati che negli ultimi anni sono tornati in auge. Secondo Falsini non devono essere i “vini di recupero” delle aziende ma devono avere una propria identità. Ecco perché tutti i suoi Rosati sono ottenuti da pressatura e non da salasso.

I Rosati

Vini Rossi: Barolo Docg Bussia 2013 Giacomo Fenocchio; Etna Rosso Doc San Lorenzo 2014 Girolamo Russo; IGT Toscana Sangiovese Poggio ai Chiari 2008 Colle Santa Mustiola; Vino Nobile di Montepulciano Docg Damo Montemercurio 2009, Carmignano Riserva Docg Piaggia 2013 Piaggia Mauro Vannucci; Bolgheri Superiore Doc Guado de’ Gemoli 2013 Giovanni Chiappini; Etna Rosso Doc Arcuria 2014 Graci; Sagrantino Montefalco Docg Colle Alle Macchie 2012 Giampaolo Tabarrini

I Rossi

Spumante Metodo Classico Castello di Meleto; Vinsanto Bianco dell’Empolese Doc 2007 Fattoria di Piazzano

http://www.emilianofalsini.it

 

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