Franciacorta New Generation

Franciacorta, cosa c’è di nuovo? Le nuove tendenze e le novità della Franciacorta si presentano in una serata AIS Milano

Eleganti sale del Westin Palace di Milano hanno accolto la presentazione della New Franciacorta. Tra grandi e storici produttori, i giovani, a proprio modo, cercano di caratterizzarsi e innovarsi.

Nicola Bonera
Nicola Bonera

L’elevata qualità dei vini prodotti dalle Aziende storiche ha fatto da traino a tutta la produzione permettendo anche la nascita e lo sviluppo qualitativo di numerose altre realtà minori che stanno affrontando con successo un mercato sempre più globale.

Il territorio franciacortino è conosciuto e riconosciuto per i suoi vini spumanti, ma riserva altre produzioni di qualità.

L’indicazione Geografica Tipica Sebino, che copre l’intero territorio della Franciacorta, consente la produzione di vini dall’ampio margine interpretativo a tutto vantaggio di una molteplicità di espressioni.

Conduce la serata, affiancato dai produttori, Nicola Bonera, classe 1979, relatore AIS tra i più apprezzati. Nel 2010 conquista il titolo di Miglior Sommelier d’Italia e dal 2012 è Ambasciatore del Metodo Classico. Autoctono e volto giovane della Franciacorta chi meglio di lui poteva presentare questi giovani produttori?

1701

Ad aprire le danze per cavalleria, o solo per l’audacia del suo vino, è Silvia Stefini che, insieme al fratello Federico, ha fondato la Cantina 1701. Quattro ettari vitati cintati da mura dell’XI secolo. Si lavora seguendo i principi della Viticultura Biologica e Biodinamica, lontano da ogni forzatura o intervento chimico. Ed è così che nella bottiglia l’uva esprime tutta la sua vitalità e il suo carattere.

Silvia Stefini
Silvia Stefini

Sullerba è ottenuto dalla vinificazione di un 100% Chardonnay in acciaio e anfora con l’utilizzo di lieviti indigeni. Rifermentato in bottiglia con il mosto delle stesse uve. Imbottigliato senza microfiltrazione, per questo mantiene in sospensione una buona percentuale di lieviti. Non dosato e non sboccato. Un vino che piace o non piace, ma che sicuramente è innovativo. Note cipriate caratterizzano Franciacorta Rosé 1701. Nessun compromesso nella scelta di vinificare sulle bucce il Pinot Nero in purezza, una scelta che regala un profumo incentrato su melagrana, ribes e lamponi, sorprendenti sentori di sedano croccante e un bell’ equilibrio gustativo.

Cantina Biondelli

Passaggio del testimone, o in questo caso del microfono, a Joska Biondelli, giovane produttore dall’aplomb inglese. Cinque vigneti, all’interno una cascina cinquecentesca img_7162edificata di fronte allo storico castello medioevale di Bornato: questa è la Cantina Biondelli. Produzione biologica cui segue una vinificazione biologica. “Il tutto per cercare di prevenire o correggere gli inconvenienti dovuti ai processi ossidativi possibili nel corso della vinificazione e, soprattutto, della conservazione dei vini” afferma Joska, che ammette di non amare questa caratteristica degli Champagne. Sempre per la stessa ragione la sboccatura viene fatta circa tre o quattro volte l’anno per offrire prodotti sempre freschi e di grande fruibilità.

La sublimazione della sua idea la troviamo nel Millesimato Première Dame. Un vino nature, a cui non vengono addizionati né zucchero, né liqueur, né solfiti . “Raccomando, infatti, di bere la bottiglia entro 6 mesi, massimo un anno dall’acquisto”, prosegue Joska Biondelli. Il Brut Millesimato “Premiere Dame” 2011 è uno Chardonnay dalle note speziate, quasi “pinoleggianti”, afferma Nicola Bonera durante la degustazione. Presente anche il Satèn. Il prodotto che identifica la Franciacorta, ma che mai come in questa tipologia, si vede la mano del produttore. E nel Satèn di Biondelli troviamo lui Joska: elegante, raffinato, ma sempre fedele a se stesso. Un residuo zuccherino di circa 2g/l. Note di fiori bianchi, agrumi, pompelmo, liquirizia e cannella. Una texture delicata e setosa, ma allo stesso tempo forte e sincera.

"Premiere Dame" 2011 Biondelli
“Premiere Dame” 2011 Biondelli
Arcari+Danesi

Quando prende la parola Giovanni Arcari il tono cambia. Dal tipico accento bresciano spiega come è nata la cantina Arcari+Danesi e il metodo Solouva, da lui messo appunto e

Giovanni Arcari
Giovanni Arcari

utilizzato da alcune aziende. L’Azienda Agricola Arcari + Danesi nasce nel 2006 da un’idea maturata 10 anni prima da parte di Giovanni Arcari e Nico Danesi. La cantina ha sede nel comune di Coccaglio ed è ricavata nella roccia del versante sud del Montorfano, rilievo geologico che definisce il confine meridionale del territorio franciacortino. Gli ettari lavorati sono complessivamente cinque, la maggior parte dei quali coltivati a Chardonnay, a seguire Pinot Nero e solo una piccola percentuale a Pinot Bianco. Arcari + Danesi dal 2009 inizia a produrre Franciacorta con il Metodo Solouva (senza zuccheri esogeni). Solouva è un metodo pensato per questo territorio e per differenziarsi così dagli Champagne. Il nome è sintesi della peculiarità del processo produttivo. Dal punto di vista tecnico Solouva è un metodo con il quale vengono prodotti vini a rifermentazione in bottiglia senza la consueta aggiunta di zucchero di canna sia per provocare la seconda fermentazione sia per dosare il vino dopo la sboccatura. Anziché il saccarosio (zucchero di canna o barbabietola) viene utilizzato il mosto delle stesse uve, ricco, in modo naturale, di zucchero. La forma di allevamento usata è il “sylvoz” al posto del classico “guyot”.

In degustazione un Satèn 2012 Arcari+Danesi; un Satèn un po’ particolare con un residuo di “circa 3 g/l di mosto …non di saccarosio” ribadisce Giovanni. Un prodotto verticale con un’acidità spiccata ma con un frutto maturo e ben percepibile.

Solouva

Solouva” da il nome anche alla cantina condotta da Andrea Rudelli, che lavora appena un ettaro e mezzo di proprietà, piantato a Chardonnay. Andrea non fa alcun ricorso a zuccheri esterni, bensì solo a quelli dell’uva, in ogni fase della lavorazione. Da qui nasce il nome dell’azienda: Solouva. La filosofia di Andrea consiste nel raccogliere i grappoli in piena maturazione, sfruttando così gli zuccheri dell’uva sia per la prima fermentazione sia per la presa di spuma. Anche il dosaggio finale viene effettuato utilizzando solo mosto. Franciacorta Dosaggio Zero uno Chardonnay in purezza che regala tutto il varietale del vitigno. Elegante e avvolgente in bocca. Un vino che sicuramente non fa rimpiangere la mancanza degli zuccheri.

Monte Alto

Dalla bolla al rosso ed ecco l’altra parte della Franciacorta. Si presentano Alberto Tribbia e Davide Conter che, tra vigne e mosto, dopo diversi anni di esperienza nel settore enologico, decidono di intraprendere la strada che li porterà, nel giugno 2014, alla realizzazione dell’azienda Monte Alto. Situata a Clusane d’Iseo, sul versante nord-est del monte Alto, dal quale l’azienda prende il nome. Per il momento solo vini fermi, ma pronte in cantiere le bollicine. In degustazione Sebino IGT Barbera 2015 e Sebino IGT Càlem 2014 (50% Nebbiolo e 50% Cabernet Sauvignon). Due prodotti semplici e diretti come chi li produce.img_7208

 

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