Incastonato tra il Piemonte e la Valle d’Aosta troviamo il Canavese un territorio che ci regala vini unici. Circondato dall’Anfiteatro Morenico di Ivrea, dove prima c’era il ghiaccio, ora, grazie al clima mite, si coltiva la vite. Il terroir del Canavese poggia, infatti, su suoli estremamente poveri, terreni acidi tipici delle colline moreniche caratterizzati dalla presenza di grosse pietre, sassi, sabbie, limo e una minima quantità di argilla, originatisi per l’attività erosiva del grande ghiacciaio Balteo che ha scaricato il materiale di risulta nell’antistante piana canavesana.
Il freddo un tempo nemico ora diventa alleato per contrastare i cambiamenti climatici. Qui Nebbiolo, localmente chiamato picutener, Barbera, Bonarda, Freisa e Neretto, oltre che Erbaluce, hanno trovato una zona d’elezione.
Per far conoscere questa piccola, ma importante, realtà il Consorzio ha organizzato una degustazione per scoprire i vini del Canavese e del Carema DOC.
Un Consorzio che nasce nel 1991, dall’evoluzione del Centro di Tutela e Valorizzazione Vini DOC di Caluso, fondato da sette viticoltori nel 1986. Nel 1996 la competenza si è allargata alla DOC Carema e nel 1998 a quella Canavese, l’ultima nata tra le DOC di competenza. Il Consorzio conta 39 soci, che rappresentano il 90% dei produttori della denominazione. Centosette i comuni di appartenenza in un areale ampio e diversificato che parte dalle Morene, a ridosso della pianura, fino alle pendici del Gran Paradiso. Una viticultura estrema, difficile, tanto da essere definita “viticoltura eroica”. Tra le varietà presenti troviamo l’Erbaluce, il Nebbiolo, la Barbera, la Freisa, la Croatina, lo Chatus, il Neretto, vitigni poco conosciuti.
Piccole produzioni, ma dall’elevata qualità che portano avanti tradizioni e passioni di viticoltori che amano e salvaguardano questa viticoltura estrema su terreni tanto inospitali quanto meravigliosi.
Il terroir
L’anfiteatro morenico di Ivrea risale al periodo Quaternario ed è stato generato dal trasporto di sedimenti verso la pianura Padana operato nel corso delle glaciazioni dal grande ghiacciaio che percorreva la vallata della Dora Baltea. Con una superficie di più di 500 km² è una tra le unità geomorfologiche di questo tipo meglio conservate al mondo. Tra i vari tipi di rocce che costituiscono questa unità geologica sono particolarmente rare le granuliti basiche, che secondo gli studi geologici ebbero origine dalle porzioni della crosta continentale più profonde, nei pressi del suo confine con il mantello terrestre.
Un territorio dove originariamente, a ridosso delle Alpi, c’era il mare. Il Canavese è un territorio ricco di sabbia quasi da sembrare più marino che alpino. I suoli, infatti, hanno una percentuale di sabbia che va dal 60 al 65% circa, dovuto al lento sgretolamento delle rocce, con circa l’6/8% di argilla. «È un territorio profondamente diverso rispetto a quelli che lo circondano. Molti confondono l’Alto Piemonte, che comprende territori come Boca, Lessona, Gattinara, Fara, Sizzano, con il Canavese, ma geologicamente sono molto diversi in quanto queste zone non hanno goduto del processo glaciale.» racconta Vittorio Garda enologo della Cantina della Serra, e continua «anticamente la forma di allevamento usata era l’ “alteno”, sostituita ora dalla “topia”, una pergola canavesana molto ampia che usava come sostegno il legno di castagno, ancora oggi in uso. Come tutto il Piemonte anche il Canavese non è mai stato terra di vini ottenuti da monovitigno, ma è sempre stato un mix di varietà le principali sono Erbaluce e Nebbiolo, ma troviamo anche Freisa, Chatus, Neretto duro e Neretto di Bairo, molto interessanti soprattutto per il loro ciclo molto lungo di maturazione, ovvero il numero di giorni che intercorre dal germogliamento alla maturazione è molto esteso, e colloca questi vitigni in una sorta di “safe zone” da questo incremento delle temperature che tende ad accorciare i cicli vegetativi della vite. »
La degustazione: il Canavese e Carema nel calice
La degustazione, condotta dall’enologo Gianpiero Gerbi, ci porta a scoprire nei calici le diverse tipologie di vini del territorio. Tra i bianchi protagonista è l’Erbaluce, un vitigno caratterizzato da una grande acidità, quasi “famigerata”, da una buccia spessa che lo rende ideale per l’appassimento, ricco di polifenoli e di precursori aromatici, che hanno bisogno di tempo per esprimersi.
Cantina della Serra, Serra Blu Canavese DOC Spumante: Erbaluce Charmat lungo. Nel calice colori delicati e brillanti; profumi varietali, note riconducibili ai terreni morenici e accenni agrumati. Il sorso rivela una bella acidità, con un’apertura leggermente morbida che regala equilibrio e grande piacevolezza di beva.
Alberta Luciana, Grecale Canavese Bianco DOC 2023: un calice di Erbaluce che regala note fresche e fredde, quasi verdi con una bella nota minerale, in bocca una leggera sensazione ammondorlata data dai tannini del vitigno che dona lunghezza al sorso.
DonnaLia, Roc della Regina Canavese Bianco DOC 2018: giallo paglierino brillante che mostra come questo vitigno regga bene il passare del tempo. Note minerali, pietra focaia, roccia riscaldata al sole, per poi svelare toni fruttati di pera William e zagara. Sorso armonico e accattivante con la sua mineralità ed eleganza.
Le Masche, Roccia Canavese Nebbiolo Doc 2023: un Nebbiolo di un territorio freddo, dei ghiacci, che cresce tra le montagne vicino al Gran Paradiso, dal punto di vista genetico legato alla famiglia del picotendro. Un calice giovane, rosso rubino con sfumature ancora violacee, frutta rossa fresca e croccante, ciliegia e note verdi sintomo di gioventù, il sorso è elegante, con tannini dolci e delicati.
Luca Leggero, Maura Nen Canavese Nebbiolo Bio Doc 2021: Una vinificazione, per questo Nebbiolo, che prevede sia un passaggio di dieci mesi in botti di rovere sia in anfora. Note di sottobosco, humus, erbe officinali, note terziarie, spezie, ginepro, cuoio e vaniglia; sorso snello, tannini giovani e una bella acidità.
Cantine Crosio, Gemini Canavese Nebbiolo Doc 2021: Roberto Crosio, figlio della chef stellata della Gardenia di Caluso, crea la sua cantina nel 2000 con l’obiettivo di valorizzare i vitigni autoctoni del Canavese. Rosso rubino profondo con accenni granati, note floreali, potpourri di viola e rosa e speziatura dolce; il sorso rivela tannini giovani e spiccata acidità.
Tenuta Roletto, Nobilis Canavese Nebbiolo Doc 2020: un Nebbiolo che nasce da terreni morenici. Rosso rubino scarico, al naso note fruttate, ciliegia, sentori vegetali, sottobosco, corteccia, cuoio e tabacco; sorso arcigno, profondo e austero. I tannini, inizialmente aggressivi, si addolciscono e sciolgono regalando dinamismo.
Figliej, Darecà Canavese Rosso 2019: ci troviamo nella zona di Carema, con una viticoltura legata al Donnas e alle zone della Valle d’Aosta. Una viticoltura terrazzata, non meccanizzata, così detta eroica. Rosso rubino scarico e luminoso, al naso si percepiscono note di erba secca, fieno, cuoio e corteccia di china. Un sorso più spigoloso ma affascinante con tannini integrati e una bella freschezza.
Cantina Produttori Nebbiolo di Carema, Carema Doc 2020: Il carattere della gente di Carema, chiusi e introversi, si ritrova nei vini che produce. Rosso rubino tenue, il bouquet regala note fruttate, ciliegia, spezie dolci, pepe e cardamomo, tabacco fresco, sensazioni vegetali ed eteree. Un sorso non potente, ma giocato su sensazioni tattili eleganti e vellutate.