Anche quest’anno, puntuale come un rito antico, è iniziata in Portogallo la stagione della decortica, il momento in cui le querce da sughero si spogliano della loro corteccia, dando origine al materiale naturale per eccellenza: il sughero. Per Amorim, leader mondiale nel settore, questo non è solo l’inizio di un processo produttivo, ma la celebrazione di un equilibrio perfetto tra natura, tradizione e innovazione.
Il 2025 si presenta come un anno favorevole: dopo abbondanti piogge primaverili, le dighe portoghesi sono piene oltre il 90%, condizione ideale per la salute delle foreste da sughero, già di per sé capaci di resistere a condizioni ambientali estreme . La decortica, che coinvolge oltre 3.000 lavoratori stagionali esperti, rappresenta inoltre una tra le attività agricole più specializzate e ben retribuite al mondo. Ne nasce un’opera che si tramanda per esperienza diretta, fatta di rispetto e conoscenza della pianta. La corteccia viene rimossa senza danneggiare l’albero, in un’operazione che può essere paragonata alla tosatura di una pecora: utile, rispettosa e necessaria.
È proprio in questa fase che la quercia da sughero dimostra tutta la sua potenza ecologica. Dopo la decortica, infatti, l’albero attiva un processo rigenerativo che gli permette di aumentare fino acinque volte la sua capacità di assorbire CO₂ . Un solo ettaro di sughereta può sequestrare fino a 14 tonnellate di anidride carbonica all’anno , rendendo queste foreste un alleato prezioso contro i cambiamenti climatici.
In quest’ottica, Amorim ha ottenuto la certificazione della Carbon Footprint in accordo con la norma ISO 14067 . Si tratta di un traguardo importante: i tappi in sughero Amorim hanno ora una carbon footprint verificata e comunicabile lungo tutta la filiera. Questo consente, ad esempio, alle aziende vitivinicole che aderiscono al programma VIVA – Vino Sostenibile del Ministero dell’Ambiente italiano, di includere nel proprio bilancio di sostenibilità anche i crediti ambientali derivanti dall’uso del tappo in sughero . Un tappo, quindi, non è solo una scelta tecnica, ma una dichiarazione di intenti. ” Sapere come vengono prodotti i tappi in sughero – afferma Carlos Santos, AD di Amorim Cork Italia – è un’opportunità per apprezzare davvero queste chiusure rispetto alle alternative in plastica, alluminio o composti fintamente naturali. I tappi in sughero garantiscono le migliori prestazioni nella conservazione del vino e sono anche interamente riciclabili, nonché generati da una risorsa naturale rinnovabile .”
Il processo, però, richiede tempo e pazienza. Dalla semina alla prima decortica passano 25 anni. I primi strati di corteccia servono solo per usi secondari; ci vogliono almeno 43 anni affinché la pianta produca sughero adatto alla fabbricazione dei tappi. E questo ciclo si può ripetere, ogni nove anni, per oltre due secoli sulla stessa pianta. A contrasto della desertificazione climatica, tuttavia, Amorim sta piantando 400.000 querce da sughero per arrivare entro quest’anno a 1.500.000 nuovi alberi. Ha inoltre acquistato nuovi ettari di foreste storiche per tutelarle e già da diversi anni ha adottato un innovativo sistema di irrigazione esclusiva e sostenibile. Dove viene piantata la pianta, viene creato un piccolo cratere con corteccia di pino. Al bisogno, passa il trattore che ha un sensore nel sistema di dosaggio sia per l’acqua che per i nutrienti e versa l’acqua solo quando necessario, così da ottimizzare la risorsa idrica secondo le necessità effettive della pianta , assicurando una crescita più sana e rapida alle querce . Infine, Amorim è anche precursore di un progetto di recupero del 95% delle ghiande che oggi vengono perse, per farne farine gluten free, ideali per diverse tipologie di diete. Il Portogallo, così, continua ad essere il cuore pulsante della produzione mondiale, con oltre il 50% dello zucchero globale raccolto ogni anno.
Dietro ogni tappo Amorim, quindi, si trovano mani esperte, un ecosistema prezioso, una tecnologia all’avanguardia e una cultura produttiva fondata sul rispetto della natura. La decortica, in questo contesto, non è solo una fase tecnica ma un atto di cura verso l’ambiente. Una carezza che la pianta restituisce moltiplicando il proprio valore ecologico, anno dopo anno.
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