Rebo e Reboro fratelli diversi di Pisoni

Nell’universo dei vitigni tra quelli autoctoni e quelli internazionali troviamo gli incroci. Forse poco conosciuti sono piccole perle frutto di studio e sperimentazioni, ma ben diversi dai PIWI. Queste piante nascono dall’incrocio (solitamente per innesto) di due vitigni differenti, con lo scopo di ottenere vini di qualità, sfruttando le caratteristiche qualitative dei due biotipi incrociati. Tra i più famosi troviamo l’Incrocio Manzoni, ottenuto dal Professor Manzoni unendo Riesling e Pinot bianco, e il Müller-Thurgau, dal Dottor Hermann Müller, nel cantone svizzero di Thurgau, ottenuto da Riesling x Sylvaner.

In Trentino troviamo il Rebo vitigno creato negli anni ’50 dal ricercatore Rebo Rigotti, agronomo e genetista, ottenuto dall’incrocio di Teroldego x Merlot. Il suo nome “Rebo” significa proprio vite in tedesco, nella variante grafica “Rebe”.

Nato e cresciuto in Valle dei Laghi è diventato un vero e proprio “autoctono culturale”, che ha trovato il suo habitat ideale nella terra che ha dato i natali al suo creatore, dal quale prende il nome. Qui due cugini, Marco e Stefano Pisoni, della Cantina Pisoni, con grande passione si dedicano alla coltivazione di questo vitigno producendo due vini: Il Rebo e il Reboro.

Il Rebo regala vini di grande struttura, ricchi di colore e dai tannini dolci, e unisce la gentilezza del Teroldego alla robustezza del Merlot e, grazie alle sue caratteristiche, non teme i lunghi affinamenti in bottiglia.

Rebo Cantina Pisoni IGT Biologico 2019 le uve vengono vendemmiate manualmente, segue una pigio-diraspatura soffice e la fermentazione avviene a temperatura controllata. Il vino affina per 18 mesi in rovere e 12 in bottiglia. Il calice color rosso rubino profondo regala un naso giocato su un fruttato di piccoli frutti rossi di rovo, con un tocco di amarena, ribes e prugnolo. Il sorso è avvolgente, piacevole, con tannini ben presenti, ma non invadenti, nel retrogusto tornano sentori di amarena e ribes. Perfetto per accompagnare primi piatti strutturati, secondi di carne e formaggi di media stagionatura.

Reboro IGT Biologico 2016 come per le uve destinate al Vino Santo viene sfruttata la fresca brezza dell’Ora e del Pelèr del Garda, così dopo la vendemmia le uve vengono lasciate appassire per un periodo di circa tre mesi. I grappoli, dei migliori vigneti aziendali, vengono lasciati appassire fino a novembre inoltrato sulle “arele”, i graticci utilizzati anche per la produzione del celebre Vino Santo Trentino Doc. Ne nasce un vino di grande struttura, dai profumi intensi di frutta

rossa matura e confettura, e un sorso pieno e morbido di lunga persistenza. Dopo la pigiatura soffice segue la fermentazione sino all’esaurimento degli zuccheri, il vino così ottenuto riposa per tre anni in botti di rovere, cui seguono nove mesi di affinamento in bottiglia. Nel calice il vino si presenta color rosso rubino intenso con riflessi granati, il bouquet è caratterizzato da un fruttato disidratato, ciliegia, e di piccoli frutti di rovo, mora e mirtillo, prugna, piacevole la nota balsamica e speziata, liquirizia, cioccolato, ben amalgamata nel vanigliato-tostato del legno non dominante. In bocca è sapido, austero, ma vellutato, bella la trama tannica, vivace e ben articolato con una lunga persistenza. Perfetto in abbinamento a piatti tipici, carni rosse, cacciagione, grazie alla sua morbidezza, formaggi stagionati e ottimo anche da meditazione.

Due vini diversi ottenuti dallo stesso vitigno, simili ma diversi, per due momenti e occasioni diverse. Quale scegliere? Ma siete sicuri di dover scegliere e come diceva una famosa pubblicità degli anni ‘90 “two is megl che one”!!!

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