Tra Gattinara e Tartufo il Piemonte da riscoprire

Il Nebbiolo è un vitigno autoctono protagonista indiscusso dei vini piemontesi, tanto affascinante quanto difficile e problematico. Si esprime al meglio soprattutto in alcune zone del Nord Italia, come le Langhe, la Valtellina, in Valle d’Aosta e persino in Gallura. Tutti conosciamo il Barolo, il Barbaresco e i Valtellina, ma ci sono altri vini, base Nebbiolo, di grande eleganza, ma meno conosciuti. Ne sono un esempio i Gattinara del Vercellese che devono rispettare, come tutti i vini DOCG, un rigido disciplinare di produzione.

Cantine Nervi

Nel 1959 lo stesso Mario Soldati visitò il paesino di Gattinara e scrisse un resoconto della sua visita intitolato “Un sorso di Gattinara e altri racconti”. Ecco come vengono descritti gli istanti in cui si degusta questo grande vino: “Un sorso, a fior di labbro, sulla punta delle labbra. Isolarsi, intanto, concentrarsi, restare immobili, lasciare che il sapore salga al cervello, lo spirito si faccia spirito e si possa, tranquillamente, pensarlo.” Anche Paolo Monelli, collega di Soldati, conviene che il Gattinara è un vino di grande fascino, nel suo “Optimus potor” ossia “il vero bevitore”, libro di culto tra gli appassionati di vino.

Ma torniamo al Nebbiolo, per alcuni il nome deriva dall’abbondante pruina che ricopre i grappoli e che ricorda la nebbia (inserirei: tipica del periodo di vendemmia tardiva dei tralci), da qui Nebbiolo.

Gattinara Cantine Nervi

ll Gattinara si ottiene in prevalenza da uve Nebbiolo, localmente chiamato Spanna. Anticamente il vino era conosciuto anche con questa denominazione per poi identificarsi totalmente con il comune di origine. Il termine Spanna ha un’origine incerta, l’ipotesi più attendibile fa risalire il termine all’antica unità di misura “Spanna”, circa 20 cm, che è la distanza tra la punta del mignolo e quella del pollice di una mano. Curiosamente, questi 20 cm sarebbero anche la lunghezza di un grappolo di uve Nebbiolo, per questo chiamate “Spanna”.

Nel luglio del 1967 il Gattinara ha ottenuto la DOC, mentre nel 1990 è stata riconosciuta la DOCG. I vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita devono essere ottenuti da uve Nebbiolo o Spanna per almeno il 90% e per il restante 10% possono concorrere uve provenienti da vitigni Vespolina per un massimo del 4% e/o Uva Rara, purché detti vitigni complessivamente non superino il 10% del totale.

Il Gattinara può essere prodotto in due differenti versioni: Gattinara e Gattinara Riserva e devono essere sottoposti a un periodo di invecchiamento minimino rispettivamente di 35 e 47 mesi di cui un periodo in legno. Un vino che si caratterizza per un colore rosso granato, un profumo speziato con sentori di viola e vaniglia, fondo amarognolo e grande struttura e complessità.

Tartufo Bianco d’Alba

Per la sua complessità, corposità e potenza, il Gattinara si abbina perfettamente a piatti di carne elaborati ed importanti, selvaggina e cacciagione, formaggi stagionati ed erborinati, piatti grassi e succulenti, ma anche al tipico risotto al Gattinara o al Tartufo Bianco d’Alba. In occasione di una delle “Cene insolite”, organizzate dalla Regione Piemonte, infatti, si è potuto degustare un fantastico risotto al Tartufo Bianco d’Alba abbinato a un Gattinara di Cantine Nervi.

Cantine Nervi è una delle realtà più antica della denominazione del Gattinara e si trova nel centro del paese. Fondata nel lontano 1906 da Guido Ferretti, cognato di Luigi Nervi, dal 2011 al 2018 l’azienda è stata di proprietà della famiglia norvegese Astrup. Nell’aprile 2018 è stata poi acquistata da Roberto Conterno, proprietario della rinomata e prestigiosa cantina Giacomo Conterno, da sempre sinonimo di vino e di innovazione e qui a Gattinara, Roberto ha dato vita ad un progetto conosciuto come Cucine Nervi. Un nuovo modo di vivere l’esperienza di una cena o un pranzo fuori, trasparente e spettacolare, dove tutto è a vista.

Cucine Nervi

Il Tartufo Bianco d’Alba ha un sapore particolare, ricco e leggermente piccante che si avvicina molto al sapore del formaggio grana, più delicato del tartufo meno pregiato come il tartufo Bianchetto. Ha una parte esterna color crema chiara che può variare fino ad essere marrone, una forma tondeggiante e dimensioni che possono variare, dalla grandezza di una noce a quella di un melone. Al momento di consumarlo, bisogna lavarlo sotto l’acqua corrente con l’aiuto di una spazzolina, per togliere gli ultimi residui di terra. Dopodiché si asciuga bene con una pezzuola ed è pronto per l’utilizzo. Si affetta con il tagliatartufi in lamelle sottilissime. L’abbinamento ideale è con piatti semplici, nei quali l’aroma del tartufo può prevalere senza essere disturbato da altri, diventando l’indiscusso protagonista. I piatti della tradizione da abbinare sono: tartare di fassona, tajarin, fonduta, risotti e uova.

Risotto al Tartufo Bianco d’Alba

Non tutti sanno che nel corso del Novecento Vercelli è diventata la capitale del riso a livello europeo, dove gran parte dell’economia ruota intorno a questo cereale. Qui sono state selezionate le prime varietà italiane e qui, nel 1908, viene insediata la Stazione Sperimentale di Risicoltura. Oggi una Strada del Riso Vercellese di qualità collega tutte le eccellenze di questo territorio ad alta vocazione risicola.

Quindi unire Gattinara, Tartufo Bianco d’Alba e riso è mettere insieme una parte di Piemonte segreta, tutta da riscoprire e da gustare.

No Comments Yet

Leave a Reply