Arnaldo Caprai prima ventola antibrina

È entrata in funzione qualche giorno fa la prima ventola antibrina (e quindi antigelo) installata in un vigneto italiano. A installarla, grazie ai contributi della Regione Umbria (progetto agroclim technology), è stata l’azienda agricola Arnaldo Caprai, che da oltre dieci anni ha messo in campo un sistema integrato di sostenibilità nella gestione dei vigneti e della cantina.

«Questo è solo l’ultimo passo che abbiamo fatto nell’ottica della prevenzione – spiega Marco Caprai -, del resto il problema delle gelate primaverili è ormai molto frequente, in Umbria è un problema molto più importante della grandine. Questa ventola è una grande elica retrattile, che quando non è in funzione si ripiega su se stessa scomparendo nel paesaggio vitato. Una volta programmata, parte automaticamente quando i livelli di temperatura scendono sotto la soglia impostata: abbiamo già avuto modo di testarla durante un paio di notti in cui a Montefalco abbiamo registrato un forte abbassamento della temperatura, che ha raggiunto circa – 2 °C. Nell’area in cui abbiamo posizionato il Ventolone (un dispositivo copre circa 5-6 ettari) grazie al macchinario siamo riusciti a innalzare la temperatura di 5-6 °C. Abbiamo acquistato anche un cannone spara-nebbia, che potremmo dire svolga la stessa azione delle candele antigelo, ma in modo molto più pratico e veloce».

sparanebbia vigneto

Un macchinario straordinario, il Ventolone, che fino a ora non era mai stato messo a regime in un vigneto italiano e che, se i risultati di nuovi test confermeranno i primi, convinceranno l’azienda Arnaldo Caprai a installare, nel giro di qualche anno, almeno altri cinque dispositivi.

Il Ventolone per la Arnaldo Caprai è totemico, può essere considerato l’ultimo simbolo – avanguardistico – di un sistema integrato che affonda le radici dentro il progetto New green revolution, lanciato da Marco Caprai nel 2008 assieme ad altre 8 aziende del Consorzio di tutela dei vini di Montefalco (Adanti, Antonelli, Antano, Colleallodole, Perticaia, Scacciadiavoli e Tabarrini), al Dipartimento di Scienze e tecnologie agrarie dell’Università degli Studi di Milano e al Parco Tecnologico ed Agroalimentare dell’Umbria. «Le rivoluzioni non si fanno in un giorno – chiosa Caprai –. Per fare la vera sostenibilità bisogna creare una sorta di ventaglio di soluzioni per portare a perfetta maturazione l’uva. Quindi, oggi l’ultima arrivata è la ventola antibrina per prevenire le gelate, ma è solo uno degli ingredienti di quello che facciamo in vigneto: abbiamo, ad esempio, i sensori per il controllo della quantità idrica disponibile per la pianta, che in caso di sofferenza attivano la possibilità di distribuire acqua alle piante nella fase più avanzata di giugno e luglio. Oltre a questo, abbiamo un sistema di raccolta dati attraverso il quale possiamo avere anche la mappatura delle diverse malattie a cui è soggetta la vite, in modo da abbattere la pressione fitopatologica utilizzando meno trattamenti possibili».

Marco Caprai ventolone

La sostenibilità è il driver del futuro, ne è convinto da sempre Marco Caprai: «Da quando abbiamo iniziato a fare sostenibilità a oggi, l’esperienza ci ha portati a modificare il nostro percorso. Quello che dieci anni fa conoscevamo e gli strumenti che avevamo erano diversi da quelli di oggi. Ora in agricoltura c’è la possibilità di attingere a piene mani alla rivoluzione digitale e a degli strumenti che alcuni anni fa erano inimmaginabili». Un modello di viticoltura 4.0, quella dell’azienda agricola Arnaldo Caprai, che si traduce non solo in una sostenibilità ambientale a 360 gradi, ma ha anche in effettivi risparmi economici: «Abbiamo i dati di ormai una ventina di vendemmie – fa sapere Caprai – e i risultati sono evidenti: siamo passati da 600 ore di lavoro all’ettaro a 250-300 ore, e la qualità dell’uva è probabilmente migliorata. Abbiamo inoltre i dati di quella che è la parte di Grape assistence e Smart meteo che ci consentono una riduzione di 1/3 di utilizzo di fitofarmaci in campagna (con punte di -60% in stagioni favorevoli) rispetto agli standard medi di buone pratiche. Naturalmente anche questo si traduce in risparmio economico».

In questo tempo sospeso, dove la campagna non si ferma, «bisogna continuare a innovare, a investire e portare avanti le produzioni nel miglior modo possibile». Quanto ai problemi delle giacenze di vino e alla riduzione delle rese per la vendemmia 2020, di cui già in molti stanno parlando, Marco Caprai ha una visione chiara: «Ognuno si deve regolare in base alle sue esigenze. Dobbiamo avere più di un’arma a disposizione, che sia il taglio migliorativo come la vendemmia verde. Credo che sui vini bianchi ci sarà sicuramente una certa pressione, mentre per i rossi il problema è minore. Parlare di riduzione delle rese oggi è assolutamente prematuro. Bisogna fare i conti in primis con il meteo. Mi spaventa invece pensare di usare i fondi OCM per la distillazione obbligatoria: magari il mercato americano riparte prima di quanto pensiamo, io vorrei avere possibilità di utilizzare i fondi OCM per supportare le mie vendite negli Stati Uniti piuttosto che per distillare il prodotto, perché la distillazione è l’ultima delle armi a cui si dovrebbe ricorrere, anche se non per questo va demonizzata. Però ricordiamoci che se siamo arrivati a 6,2 miliardi di euro di export è stato soprattutto grazie al fatto che non abbiamo più speso i fondi europei per la distillazione. Come sempre, insomma, penso che ci voglia maggior laicità e meno guerre di religione che nascondono interessi personali. E soprattutto, darei la priorità a un Decreto che si occupi della liquidità delle imprese agricole che fosse di facile e pronto utilizzo».

www.arnaldocaprai.it

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