Bollicine dell’Etna, la straordinaria eleganza del fuoco. Appuntamento a Catania a fine novembre.
Alle pendici dell’Etna, dove la lava incontra il cielo e il terreno è intriso di minerali, troviamo aree vitivinicole tra le più affascinanti e dinamiche non solo della Sicilia, ma anche a livello nazionale e internazionale. Questo lo si deve alla combinazione fra l’eccellenza dei suoi vini e un contesto paesaggistico unico al mondo. Il fascino delle vigne terrazzate, che raggiungono i 1000 metri di altitudine, della terra lavica, dai toni scuri fino al nero, delle viti, spesso coltivate tradizionalmente ad alberello, è sicuramente innegabile.
Se i vini fermi da Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante sono stati i primi a conquistare la critica e gli appassionati, oggi sul vulcano attivo più alto d’Europa, “A’ Muntagna” come viene chiamano affettuosamente dai locali, sottolineando che è donna, madre, fertile, generosa, si sta scrivendo un nuovo capitolo: quello delle Bollicine dell’Etna.
Per promuovere questa tipologia, nel 2018, è stato creato l’evento Spumanti dell’Etna, da una felice intuizione di Francesco Chittari, sommelier comunicatore profondamente legato alla sua terra di origine. Oggi Chittari è anche presidente dell’Associazione Spumanti dell’Etna, che ha preso vita nel 2022 e annovera più di trenta aziende associate.
Sebbene l’Associazione Spumanti dell’Etna sia di recentissima fondazione, la tradizione spumantistica etnea vanta origini antiche.
Anche l’Etna ha avuto il suo “Dom Perignon”. Si narra infatti che, nel 1870, il monaco benedettino catanese Dom Francesco Tornabene collaborò con il Barone Spitaleri alla produzione del primo spumante metodo classico dell’Etna, battezzato audacemente “Champagne Etna”. Una scelta ardita, che rivelava, però, la chiara intuizione che quel territorio aveva tutte le potenzialità per dare vita a spumanti metodo classico di straordinaria eccellenza.
Purtroppo, l’arrivo della fillossera e la marginalità del territorio, relegato alla produzione di vini per il consumo locale e mosti, caratterizzarono un periodo buio durato fino agli anni ’80. Da allora si assistette alla rinascita del vino di questa zona grazie all’interesse di investitori non etnei che portarono nuove idee e, collaborando in sinergia con i produttori locali, iniziarono a proporsi sui mercati, conquistando, così, la meritata visibilità.
In questo contesto, nel 1989, il Barone Emanuele Scarmacca del Murgo produsse il primo spumante metodo classico rosato da Nerello Mascalese. Notando che i vini prodotti da questo vitigno nelle sue tenute, sul versante est del vulcano, non avevano la struttura e la potenza degli emergenti rossi del versante nord, ma erano caratterizzati da eleganza, acidità e sapidità, intuì il loro potenziale come base per la spumantizzazione con rifermentazione in bottiglia e creò quelli che sono diventati i prodotti iconici dell’azienda di famiglia.
Altra tappa importante fu il 2002, quando il Cavalier Benanti, che già aveva felicemente scommesso sull’autoctono Carricante per la produzione di vini bianchi fermi, iniziò, replicando il successo, la produzione di uno spumante metodo classico da quello stesso vitigno.
Da allora, altri produttori, sia grandi aziende che piccolissimi artigiani, hanno seguito la strada tracciata da questi pionieri producendo spumanti metodo classico con risultati sorprendenti.
La chiave dell’indubbio successo degli spumanti dell’Etna sta nella combinazione di vari fattori: condizioni pedoclimatiche esclusive e straordinarie, vitigni autoctoni con caratteristiche peculiari, competenza e desiderio di percorrere strade finora inedite. L’altitudine delle vigne, che si spinge fino a 1000 metri, insieme alle escursioni termiche e alle brezze marine, apportano freschezza e acidità, elementi indispensabili per una base spumante di qualità. Il suolo vulcanico, ricco di minerali, dona sapidità, mentre la composizione variegata delle stratificazioni formate dalle successive eruzioni, conferisce un carattere distintivo unico, ricco di sfaccettature. Il Nerello Mascalese, vitigno autoctono noto nella zona da tempi immemorabili, spesso assimilato al Pinot Nero, possiede la versatilità, la sensibilità al terroir e all’andamento climatico stagionale del nobile internazionale, acidità spiccata, tannicità delicata, tutti caratteri che fanno presagire la sua idoneità alla produzione di ottime basi per spumanti bianchi e rosé. Il Carricante, vitigno bianco autoctono di probabile origine greca, è caratterizzato da acidità importante, la complessità aromatica che deriva dalla mineralità del terreno e si sviluppa e arricchisce nell’affinamento, dà vini di grande personalità con note caratteristiche inconfondibili. Attualmente, il disciplinare della denominazione Etna DOC Spumante Metodo Classico, consente solo l’utilizzo del Nerello Mascalese come minimo all’80% vinificato in bianco e in rosé, mentre le bollicine da Carricante sono commercializzate come Sicilia DOC, ma è già al vaglio del ministero l’aggiunta al disciplinare di questo vitigno.
Il risultato della somma di questi fattori è una gamma di spumanti metodo classico che coniugano eleganza, vivacità, mineralità, longevità, adatti anche a lunghi affinamenti, in grado di competere con le migliori produzioni italiane ed internazionali.
Oggi, grazie al lavoro congiunto di cantine storiche e giovani realtà innovative, le bollicine dell’Etna si stanno imponendo come una delle espressioni più originali della spumantistica italiana. Non sono soltanto vini: sono esperienze di territorio, la celebrazione di una terra che ha imparato a trasformare l’energia del vulcano in pura eleganza
L’appuntamento con la settima edizione di Spumanti dell’Etna è a Catania dal 28 al 30 novembre, per informazioni: Eventi – Spumanti dell’Etna. Un’occasione unica con masterclass e banchi d’assaggio per scoprire prodotti di nicchia di eccellenza con il valore aggiunto di essere sul territorio e di poter gustare in abbinamento i piatti della cucina tipica.
Un’anteprima è stata proposta a Milano presso il Mercato Centrale. Giornalisti del settore e appassionati hanno avuto l’opportunità di degustare una ricca sequenza di prodotti selezionati, spaziando da bianchi e rosé da Nerello Mascalese, ai bianchi da Carricante. Dalle versioni più semplici e fresche, con 12 mesi o poco più di permanenza sui lieviti, alle evolute complessità date da lunghi affinamenti fino a oltre 70 mesi. Colpiscono i caratteri comuni di freschezza e mineralità in espressioni di grande eleganza e raffinatezza, frutto della maestria con cui viene lavorata una materia prima eccezionale.
Accanto ai pionieri dello stile Murgo Cantine Murgo 1860 e Benanti Benanti Viticoltori, hanno partecipato sia aziende note che piccolissime realtà come: Cantine Russo Cantine Russo, La Gelsomina La Gelsomina, Tenuta Ferrata Tenuta Ferrata, La Contea Cantina La Contea, Tenute Nicosia Tenute Nicosia, Cantine Patria Cantine Patria e Vincenzo Trigona Vincenzo Trigona.
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