“Nero e oro, basalti e Garganega” questo l’evocativo titolo dell’interessante Press tour, promosso dal Consorzio di Tutela Vini di Gambellara, con la sapiente regia di Studio CRU, per far conoscere i vini straordinari di questo piccolo territorio con caratteristiche uniche al mondo.
«La DOC Gambellara -introduce Giovanni Ponchia, direttore del Consorzio di Tutela Vini di Gambellara, nell’incontro iniziale presso la sede del consorzio- ha tre caratteristiche: una sola varietà di uva: la Garganega; un tipo di allevamento: la pergola; un solo terroir: basalti».
La storia di questa denominazione, dove nessun produttore ha ritenuto di usare altri vitigni oltre alla Garganega, è molto antica. Già i Greci avevano identificato questi terreni scuri, nel complesso vulcanico dei monti Calvarina e San Marco, come particolarmente vocati alla produzione di vino.
Il vitigno Garganega presenta la struttura del grappolo tipica della famiglia dei Trebbiani: allungato, spargolo e con una o due ali, chiamate le “recie” (orecchie in dialetto veneto, da cui il nome Recioto), ha un periodo vegetativo molto lungo, che inizia con la fioritura a fine marzo e dura circa sei mesi fino alla vendemmia che avviene dal 20 settembre ai primi di ottobre per le versioni spumante e bianco fermo, che si protrae per il Recioto. Un vitigno condiviso con la vicina Denominazione di Soave, ma grazie al terroir acquista caratteristiche diverse ed uniche.
La forma di allevamento più utilizzata è la “pergola“, parallela al terreno, che, grazie all’equilibrio tra grappoli e apparato fogliare, conferisce alle uve Garganega maggiore acidità e aromi rispetto alla coltivazione a guyot, un grado alcolico più contenuto, che dona equilibrio e leggerezza, e, cosa non trascurabile, meno soggetta a danni da gelate e gradine. La particolare struttura della pergola rende la vendemmia non meccanizzabile, quindi tutte le vendemmie sono manuali.
La DOC Gambellara è stata la prima denominazione in Veneto a introdurre nel disciplinare l’elenco delle sottozone, sei, identificate dai toponimi in uso già 200 anni fa: San Marco, Monti di Mezzo, Faldeo, Taibane, Selva e Creari.
La zona di Gambellara è caratterizzata da un suolo di matrice vulcanica, composto principalmente da tufo e basalto che è una roccia vulcanica di colore nero, generato da un vulcano sottomarino, affiorato come isoletta, che eruttava lava molto povera di silicio, in lingue molto lente che si raffreddavano immediatamente a contatto con l’acqua. Questa straordinaria sinergia tra mare e fuoco ha portato a una conformazione molto particolare, i basalti colonnari o pietre lanciate, rivelata nella visita al parco San Marco, con formazione di colonne a base esagonale, parallele tra loro, che sembra impossibile si siano generate spontaneamente. La roccia parzialmente sgretolata ha permeato il suolo, da cui affiora, apportando benefici grazie alla sua porosità tipica delle rocce vulcaniche, che consente di assorbire acqua fino al 100% del suo peso, che costituisce una riserva a cui le radici delle viti attingono. Unica eccezione a questo terroir, il suolo calcareo affiorante nella zona di Creari.
Interessante la degustazione alla cieca di cinque vini bianchi, tre Gambellara DOC e due intrusi (un Caprettone e un Etna Bianco, ottenuti sempre da terroir vulcanici) volta a far capire le caratteristiche dei vini prodotti da Garganega in questa denominazione che si distinguono per note fruttate di pesca, albicocca e mandorla, floreali di sambuco e una mineralità caratteristica data dal basalto.
Il programma è proseguito con la visita alle aziende: Tenuta Tarcisio Maule, Azienda Agricola Cavazza, Azienda Agricola Dal Maso, Vitevis Cantina di Gambellara e Tenuta Natalina Grandi, ( che saranno oggetto di prossimi articoli).
Le cene ai ristoranti La Marescialla e Al Castello Antica Osteria sono state occasioni per conoscere i produttori in un ambiente rilassato e apprezzare la varietà e versatilità dei loro vini in abbinamento con straordinari piatti della tradizione, rivisitati con un tocco di modernità.
Complimenti al Consorzio di Tutela Vini di Gambellara e a Studio CRU per l’organizzazione impeccabile, curata nei minimi dettagli, che ha visto anche un laboratorio di cucina in cascina per la preparazione del dolce tipico veneto la putana, un dolce del riciclo a base di pane raffermo, uova, mele e frutta secca per una ricetta della tradizione veneta tutta da scoprire, accompagnato da una degustazione di Recioto prodotto come da tradizione.