Opificio Gibellina per ricordare e non dimenticare

Arte in bottiglia per ricordare e non dimenticare

Nel gennaio 1968 la Sicilia occidentale venne devastata da un terremoto che raggiunse i 6,4° della scala Richter. L’evento viene ricordato come “terremoto del Belice” e tra i 14 centri siciliani colpiti dal sisma troviamo Gibellina. Oltre cinquant’anni dopo, a ricordare quella terribile tragedia è il genio creativo di Alberto Burri che fa emergere un vasto museo a cielo aperto che si fa tutt’uno col paesaggio. Ottantasei mila metri quadrati ricoprono quella che una volta era Gibellina. A guardarlo dall’alto, il Cretto assomiglia a un leggero ‘lenzuolo funebre’, come scrive Massimo Recalcati in ‘Alberto Burri. Il Grande Cretto di Gibellina’, edito da Magonza.

Rappresentare il territorio di Gibellina, un luogo di rilevanza nazionale e internazionale per l’arte contemporanea, attraverso la creatività delle etichette delle bottiglie. Questo l’obiettivo di Opificio Gibellina, un nuovo Progetto creato da Tenute Orestiadi con la direzione di Stefano Pizzi, responsabile delle relazioni esterne dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Cinque etichette d’autore realizzate da altrettanti artisti: Stefano Pizzi, Gaetano Grillo, in primis, Nicola Salvatore, Pietro Coletta ed Enzo Esposito.

Cinque opere per cinque etichette, ogni opera è posta su una bottiglia da 12 litri e firmata dall’artista, diventando essa stessa opera d’arte. Le cinque bottiglie verranno successivamente battute all’asta e il ricavato sarà interamente devoluto a un ente di valore etico e sociale. Kalos Kai agatos, dicevano i greci, ovvero bello e buono e in questo caso un buon vino con una bella etichetta che è un’opera d’arte.

Con questo progetto si tende ad affermare la centralità del territorio della cittadina distrutta dal terremoto del 1968 nel Belìce come luogo in cui vivere e sperimentare un modello di resilienza storica, di rinascita urbana e socio-economica. Un processo di ricostruzione in cui l’agricoltura, in particolare la coltivazione della vite e la produzione del vino, hanno segnato la scommessa di Gibellina sul suo futuro, all’insegna del continuo rinnovamento.

Una profonda testimonianza, quella di Opificio Gibellina, sul potenziale della città belicina come destinazione centrale dell’Arte contemporanea, nel quale poterne scoprire il più grande giacimento mai realizzato in Italia, tra opere sia esposte all’esterno sia custodite presso le due grandi istituzioni culturali locali: la Fondazione Orestiadi e il MAC, Museo d’Arte Contemporanea.

Le cinque bottiglie, ciascuna con un’opera d’arte distintiva di Opificio Gibellina, saranno messe all’asta in un importante evento a Palermo. Il ricavato, generato dalla vendita all’asta, sarà devoluto a un’organizzazione con un forte impegno etico e sociale. Un’iniziativa che vuole quindi rappresentare la fusione tra le eccellenze dell’arte contemporanea, dell’enologia e dell’impegno sociale.

Opificio Gibellina è stato presentato il 21 novembre 2023 presso Identità Golose, l’hub internazionale della gastronomia e delle arti culinarie, nel cuore di Milano. All’evento sono intervenuti fra gli altri: l’Amministratore di Tenute Orestiadi di Rosario Di Maria, il responsabile delle relazioni esterne dell’Accademia di Belle Arti di Brera Stefano Pizzi e gli artisti impegnati nel progetto: Nicola SalvatoreGaetano GrilloEnzo Esposito e Pietro Coletta.

L’asta di beneficenza si terrà all’inizio del 2024 in Sicilia, un luogo intriso di storia, arte e passione per la produzione vinicola. Per un progetto di valore etico e culturale che fonde arte, responsabilità sociale e vini straordinari.

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