InBianco tra i boschi delle Colline Albelle

“Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.”

“La pioggia nel Pineto” di G.D’Annunzio

Ci sono vini, poesie, dipinti e melodie che sentiamo più complici, che sono capaci di smuovere e risvegliare quelle piccole gemme della nostra anima che sono sempre state dentro di noi, immutabili, che a volte dimentichiamo di avere, ma basta un ricordo, un’emozione per farli brillare di nuovo. Come ci insegna D’Annunzio, e anche un po’ la vita, è necessario che ogni parte di noi sia partecipe e recettiva nel cogliere di quanto più istruttivo e piacevole si cela dietro ad ogni singola esperienza, ad ogni singolo sorso. InBinaco mi ha evocato ricordi fatti di salsedine e pini, semplicità e affetto. Mi ha insegnato che sulla soglia delle difficoltà è necessario ascoltare a fondo la voce interiore, cercare la bellezza del proprio spirito attraverso la natura e assaporarne ogni singola goccia.

Il Vermentino di Colline Albelle racconta la sua essenza e le sapienti mani di chi ha saputo dipingerla, nel modo più intimo, autentico ed essenziale, osservando il suo terroir, sui sentieri delle colline toscane. Ci troviamo a Riparbella, un antico borgo medievale sulle colline sopra Bolgheri, una piccola realtà emergente dalla grande personalità, che sta conquistando l’attenzione grazie ai suoi vini e alla sua natura ancora immutata e preservata. Qui tra queste colline, l’enologo Julian Reneaud, insieme ad un team di appassionati sognatori internazionali, produce vini eccezionali che catturano la bellezza selvaggia della terra e lo spirito della costa toscana.

I terreni sono il filo conduttore del potenziale vitivinicolo, sabbiosi e ben drenati, ricchi di ciottoli, si ha l’impressione di scoprire un angolo di Toscana sconosciuto e fortemente preservato.

Le altitudini elevate garantiscono un buon irraggiamento ed escursione termica, ma difficili condizioni di crescita. Ciò conferisce ai vini consistenza di beva e aromi vivaci, creando concentrazione e carattere nelle uve. L’influenza costiera porta venti marittimi rinfrescanti e una fitta nebbia nel vigneto permettendo al frutto di mantenere equilibrio ed eleganza conferendo al vino una distinta salinità. Le uve protagoniste di questi vigneti sono varietà locali ed autoctone come Ciliegiolo, Sangiovese, Vermentino, Canaiolo Bianco e quelle internazionali quali Merlot e Petit Manseng. Attraverso la viticoltura biologica e biodinamica, si cerca di lavorare il terreno con armonia ed equilibrio tra ogni elemento, per creare la pura espressione di questo terroir. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale lavorare in sinergia con gli elementi della natura anziché controllarli. Mucche, asini e cavalli vagano liberamente, pascolando nei nostri vigneti e producendo il letame che utilizziamo per la nostra preparazione 500. L’utilizzo di colture di copertura come fertilizzanti verdi, preparazioni di diversi estratti di piante, miele e propoli, insieme a un lavoro in ritmo con i cicli della luna, delle stelle e del sole, si è dimostrato il modo più naturale per mostrare la purezza del frutto e far emergere le caratteristiche più autentiche che questo terreno ha da raccontare. Non c’è alleato migliore della natura per raccontare il proprio carattere, dare il meglio di sé e vivere attimi di leggerezza.

InBianco è una sottile espressione del suo terroir, floreale e minerale. Il Vermentino viene raccolto al momento della massima maturazione per mantenere la gradazione alcolica leggera (10,5%) e il palato deliziosamente fragrante. Per massimizzarne la delicatezza aromatica, la maggior parte delle uve vengono fermentate in acciaio, con una percentuale minore in botte. L’annata 2022 illumina il calice con il suo giallo paglierino, al naso inebria con i fiori bianchi del gelsomino, tamerici, salvia e foglia di mirto. Richiama i sentori della pineta marittima, nelle sere d’estate, tra salsedine e pini, di pioggia nella pineta dopo un temporale estivo. Sul finale si chiude con un tocco di idrocarburo e resina di pino marittimo. In bocca l’ingresso è sapido e minerale, supportato da tocchi di mandole acerbe, l’allungo finale è diretto, limpido e persistente. Freschezza e mineralità sono in perfetto equilibrio tra loro, per invogliare la beva e addentrarsi sempre di più nella conoscenza del vitigno.

Cosi come i versi iniziali della lirica “La Pioggia nel Pineto” di D’Annunzio, InBianco ci invita ad usare i tutti i nostri sensi per degustarlo e comprenderlo. Ci porta in un luogo dove non esiste nient’altro se non noi e la natura, uno spazio dove è necessario ascoltare per capire di cosa abbiamo bisogno per sentirci vivi, per stare bene. Osservate con gli occhi la natura che si rivela intorno a voi, ascoltate il vento tra i pini, l’eco sereno delle onde, la forza impetuosa di un temporale estivo. Lasciatevi inebriare dai profumi silvani che vi conducono ai desideri più nascosti, quelli rivelate soltanto a chi è sulla vostra stessa frequenza. Abbandonatevi ogni singolo sorso ai sapori freschi e nuovi, riscoprite quelli che non assaggiate da tempo, cercate l’eleganza e l’autenticità che il vino racchiude. Ma non fermatevi qui. InBianco di Colline Albelle ci invita ad utilizzare l’anima, il senso più importante, quello meno convenzionale ma dal valore più nobile, per ispirare ognuno di noi ad esprimere il proprio potenziale. Il più difficile da utilizzare, ma che più di tutti ci indirizza verso il sublime, che ci aiuta a comprendere e dare forma alla propria unicità e dare valore al proprio tempo.

Rachele Bellinazzi

Rachele Bellinazzi sommelier, classe 1994, ho origini Venete ma l’accento Romagnolo e sono cittadina del mondo. Sono laureata in ingegneria edile e Interior design, ma la passione per il vino ha in me radici profonde e mi ha fatto sconvolgere tutto. Oggi sono sommelier a Bolgheri, lavoro che amo e che mi appassiona tantissimo, mi piace scrivere di vino, degustare e raccontare le storie che nascono tra le vigne.

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