Mine Wine un sogno in un bicchiere

Un progetto ambizioso che vuole racchiudere in sé tutte le caratteristiche del territorio del Gavi. Un sogno chiamato Mine Wine nato dall’intraprendente mente di Giusi Scaccuto Cabella, una donna coraggiosa, che ha voluto dar vita a un progetto unico nel suo genere: un Gavi DOCG che nasce dalle uve provenienti da vigneti di tutte le 11 terre della denominazione, composte dall’alternanza di suoli marnosi, calcarei e argillosi, segnati dai microclimi diversi. Ne escono 20mila bottiglie, Cortese 100%, che racchiudono in sé l’essenza stessa del Gavi.

 

Mine Wine: 11 terre per 1 sola etichetta.

“Voglio fare un Gavi che sia mio in tutto e per tutto, e che racchiuda la vera anima di queste 11 terre dalle caratteristiche tanto diverse, sia per clima, altitudine e composizione dei suoli. – spiega Giusi – La scelta delle percentuali di ciascuna terra tiene conto dell’andamento dell’annata e di come si sono espresse le zone nel corso della stagione”. Una sfida per Giusi, che ha dovuto capire e armonizzare queste anime in un unico vino. “È stata una sorpresa anche per me scoprire le caratteristiche organolettiche di un blend nato da terre rosse, bianche e di mezzo, perché non avevo idea di come si potessero esprimere in un unico prodotto. Di fatto, credo di aver realizzato un Gavi, che rappresenti la mia personalità, tanto complessa quanto sfaccettata”.

Mine

Bosio, Capriata d’Orba, Carrosio, Francavilla Bisio, Gavi, Novi Ligure, Parodi Ligure, Pasturana, San Cristoforo, Serravalle Scrivia e Tassarolo, 11 comuni per 1500 ettari vitati. La geologia del Gavi è ricca e complessa, suddivisa in tre fasce, che incidono fortemente sulle caratteristiche del vino. Nella parte Nord di Gavi, tra Tassarolo e Novi Ligure, sulle dolci colline di boschi di robinia e quercia, i suoli sono segnati dalle terre rosse, composti da ghiaie, antichi depositi alluvionali e argilla rossa, che conferiscono ai vini opulenza nei profumi e buona struttura.  Nelle terre di mezzo, tra Serravalle, Gavi e San Cristoforo, i suoli sono composti da marne e arenaria, che danno bianchi carichi di sapidità, nerbo e mineralità. A Sud, infine, ci sono le terre bianche, proprio dove si avvicinano gli Appennini e i rilievi si fanno più irti, tanto da trovare le marne Serravalliane. Questi suoli donano ai vini finezza e longevità. Il vitigno utilizzato è il Cortese, una delle uve bianche piemontesi più rappresentative, dagli aromi freschi e dall’acidità sostenuta.

Giusi, one woman band

Tenace e coraggiosa, Giusi non ha paura di rischiare. Dopo tanti anni, spesi in un’azienda del Gavi, decide di lasciare tutto per creare un suo progetto vinicolo: Mine Wine. Segue tutto a 360 gradi: la selezione delle uve, le percentuali del blend, l’imbottigliamento e persino la commercializzazione. Indispensabile è stato il supporto della famiglia, perché come dice lei “tutto è cominciato dalla cucina di casa”.

Gavi, MINE vino. 2019 Photo Copyright © Cristian Castelnuovo

Sia in campagna che nella produzione dei vini si segue un’etica fondata sui principi della sostenibilità, della tutela ambientale e del vino sano e naturale. Oggi tutta quest’esperienza e la conoscenza maturata in tanti anni di lavoro, sono a servizio del suo progetto vinicolo. Giusi si comporta come un agronomo, lavora come un enologo, ma non è né l’uno né l’altro. La sua è una competenza che nasce dell’esperienza maturata in 30 anni di lavoro, che la rendono una produttrice di vino unica nel suo genere. 

Sono stati i piccoli produttori di uva a ispirare la scelta di Giusi per Mine: “Non avrei potuto realizzare questo vino se non fossero presenti questi piccoli artigiani che producono uva con particolare attenzione. Non sono certificati bio, ma lavorano nel rispetto di sostenibilità e biodiversità. Sono tutti vigneti a conduzione famigliare che non producono vino o non ne vinificano l’intera produzione, tanto da cedere l’uva eccedente. Sono la storia e la ricchezza di questo territorio: non ho fatto altro che attingere alla loro esperienza e selezionare le migliori uve per il mio progetto”.

La presenza in percentuale di uve da ciascuna zona varia a seconda dell’annata, la vendemmia è manuale e la fermentazione avviene con lieviti indigeni in acciaio.

La prima annata prodotta è la 2018, l’inverno mite e le alte temperature estive hanno regalato un vino rotondo con note già evolute. Al contrario il 2019, con una primavera piovosa, ha ritardato i lavori in campagna e le buone escursioni termiche di fine settembre hanno favorito lo sviluppo dei profumi. Buona sia la freschezza che la sapidità, le note di cedro, agrume, lime e bergamotto regalano a questo vino una grande piacevolezza di beva e lo rendono perfetto sia con piatti semplici come crostacei, antipasti di mare sia con piatti più strutturati con carni bianche.

Mine 2019

Work in progress

La vulcanica mente di Giusi non poteva fermarsi ad un bianco… in Cantina sta’ affinando in botte un rosso ottenuto da uve autoctone: il Nibièu, un clone del Dolcetto, che non vede l’ora di presentarsi a tutti i wine lover e in particolare a quelli che amano i vitigni autoctoni quasi scomparsi.

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