Il 15 Aprile scorso si è tenuta la conferenza stampa annuale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) sullo stato del settore vitivinicolo mondiale “STATE OF THE WORLD WINE AND WINE SECTOR 2024/2025”.

Il Presidente John Barker ha presentato, con l’aiuto di numerosi grafici, i dati più aggiornati sulla produzione, il consumo e il commercio di vino nel 2024.

Interessante estrapolare alcuni dati riguardanti la produzione e il commercio di vino in Italia.

In tutto il mondo, complessivamente, la superficie vitata si è ridotta dello 0,6% rispetto al 2023, attestandosi a 7,1 milioni di ettari. Questa cifra include le viti piantate per tutti gli usi: uva da tavola, uva da vino, produzione di distillati, succhi di frutta, aceti. Si tratta del quarto anno consecutivo di riduzione in risposta a diversi fattori quali l’aumento dei costi di produzione e il cambiamento dei modelli di consumo.

L’Italia, attestandosi al quarto posto fra i sei maggiori paesi produttori, possiede circa il 10% della superficie vitata mondiale e, nell’ultimo decennio, in controtendenza rispetto agli altri stati, ha visto un aumento costante della superficie vitata, prevalentemente dedicata alla produzione di vino.

Anche la produzione di vino, a livello mondiale, ha visto un calo complessivo del 4,8% rispetto all’anno precedente, prevalentemente a causa della siccità e di eventi meteorologici avversi imprevedibili, oltre all’adattamento al calo dei consumi e delle conseguenti richieste del mercato, raggiungendo i valori minimi del secolo.

L’Italia si attesta al primo posto per ettolitri di vino prodotti, con il 20% della produzione mondiale, seguita da Francia e Spagna, questi tre paesi, complessivamente, producono circa la metà del vino totale.

L’Italia, anche in questo caso in controtendenza, ma in linea con l’aumento della superficie vitata, ha visto un aumento della produzione complessiva del 15% rispetto al 2023.

Dati positivi arrivano dall’esportazione, che ha visto lievissime flessioni sia nel volume che nel valore rispetto al 2023, con un aumento costante e significativo dal 2000 in poi.

Naturalmente sia i dati sulla produzione che quelli sull’esportazione includono tutte le tipologie di vino: in bottiglia, spumanti, bag-in-box e sfuso.

Come ci si aspetta, le due categorie più pregiate: in bottiglia e spumante, rappresentano complessivamente il 62% in volume di vino esportato e ben il 91% in valore anche se il vino sfuso è l’unica categoria che ha visto una crescita nell’esportazione, rispetto al 2023, ad indicare una maggiore richiesta di vino a basso prezzo.

Per quanto riguarda l’Italia, deve far riflettere il grafico che rappresenta le esportazioni in volume e in valore. Nonostante l’Italia si attesti al primo posto per volume di vino esportato, con un aumento del 3% rispetto all’anno precedente e un totale di 21,7 milioni di ettolitri seguita da Spagna (20 milioni di ettolitri) e Francia (12,8 milioni di ettolitri, 58% del volume esportato dall’Italia), nel grafico relativo al valore complessivo del vino esportato, l’Italia, pur registrando un eccellente aumento del 6%, si attesta al secondo posto dopo la Francia con 8,1 miliardi di Euro rispetto agli 11,7 dei cugini d’oltralpe. Questi numeri indicano che c’è ancora tanto lavoro da fare per comunicare, far conoscere e apprezzare all’estero le eccellenze italiane, ma anche tanto potenziale di crescita.

Dalla valutazione globale dell’andamento del 2024 e delle tendenze degli ultimi anni si evince che la sfida da affrontare è l’adattamento sia agli aspetti naturali del cambiamento climatico che all’evoluzione delle richieste del mercato. Accettare la sfida dell’adattamento con nuove pratiche, nuovi stili, nuove tecnologie, supportati da un profondo impegno per la sostenibilità può rappresentare una grande opportunità per migliorare la qualità e l’offerta. Il settore vitivinicolo vuole porsi come modello di sostenibilità e ha messo questo valore al centro del nuovo piano strategico degli stati membri dell’OIV.

Un aspetto interessante emerso dagli studi è l’osservazione che, negli ultimi 60 anni, i paesi produttori di vino hanno moderato i loro consumi, mentre si è vista una progressiva crescita della popolarità del consumo di vino negli strati non produttori portando a una graduale convergenza. Una bottiglia di vino su due viene consumata al di fuori del suo paese di origine. Il commercio internazionale non è solo una mera transazione economica, è scambio culturale, di conoscenze, di savoir faire. Crea un incontro tra persone e luoghi. L’opportunità da cogliere è comprendere i nuovi consumatori, offrire certamente qualità e autenticità, ma guardare anche il vino con i loro occhi e comunicarlo con il loro linguaggio.

Author

Sommelier e degustatore ufficiale AIS, dal 2006 si dedica allo studio e all’approfondimento frequentando numerosi master fra cui la Barolo & Barbaresco Academy (in corso) per diventare Ambasciatore dei vini di Langa oltre a numerosi altri sui vini del Piemonte, L’ecole des Vins de Bourgogne a Beaune dove ha conseguito il titolo di Ambassadeur del Climats de Bourgogne, l’École de Champagne e numerosi altri. È giudice internazionale a concorsi vinicoli tra cui Tastevinage a Clos di Vougeot, Concours International de Lyon, Frankfurt International Trophy, Burgondia a Beaune. Collabora con esportatori nella selezione delle aziende più adatte ai diversi mercati internazionali ed organizza eventi enogastronomici in Italia e in Borgogna. Il suo intento nel narrare il vino è quello di trasmettere ai lettori la sua passione, dando particolare risalto a un territorio, una storia, uno stile, una filosofia, un progetto, una famiglia, che lo rendono unico e invogliarli a conoscere lo sfaccettato mondo del vino e dell’enoturismo in Italia e nel mondo.

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