Tommaso Inghirami e il Chianti Rùfina di Grignano

Tommaso Inghirami e il Chianti Rùfina di Grignano: il “pensare nuovo” e la storia di famiglia.

La sessione d’assaggio di annate storiche di Grignano, tenuta agricola con sede a Pontassieve, sulle alture a est di Firenze che rientrano nell’areale della DocG Rùfina (la sottozona più piccola per estensione nella denominazione del Chianti, con i suoi 12.500 ettari circa di vigneto), prende il via con un “inizio atipico”, evidenzia Tommaso Inghirami, rappresentante dell’ultima generazione della famiglia Inghirami di Sansepolcro il cui nome subito fa pensare ad Ingram, marchio storico nel settore tessile e moda italiano, e proprietaria di Grignano (600 ettari, 50 dei quali vitati e il resto destinati a oliveto, seminativo e bosco) dall’inizio degli anni ‘970.

Tommaso Inghirami durante la presentazione di Grignano e dei suoi vini.

L’atipicità sta nel fatto che il primo ad essere servito è un Vin Santo, da uve Trebbiano e Malvasia del Chianti appassite in maniera naturale per almeno tre mesi, con lenta fermentazione condotta in caratelli di rovere francese, nei quali avviene un affinamento lungo almeno cinque anni, al termine dei quali il vino generalmente porta con sé, una volta imbottigliato, un residuo zuccherino che lo vedrebbe canonicamente adatto ad essere servito al termine di una degustazione, non all’inizio. L’annata è una 1980, però, e del Vinsanto Vino da Tavola Toscano di Fattoria di Grignano (riporta l’etichetta), prodotto quando la Doc Vin Santo Chianti Rùfina (riconosciuta nel 1997) ancora non esisteva, e passati quasi 45 anni dalla vendemmia, è rimasta sostanzialmente l’anima, ancora vivida e scalpitante fin dal colore, dorato e brillante, che fa presagire le note di olio di noce e nocciola che accarezzano il naso come fossero raso in seta, rese vivaci da lievi sfumature di zenzero candito e panpepato e marzapane, coerenti con un sorso sorprendentemente fresco e stimolante a livello tattile, fino a una chiusura d’assieme connotata dall’elegante evanescenza di un merletto antico.

Vinsanto Vino da Tavola Toscano di Fattoria di Grignano, annata 1980.

Una chiusura che si rivela più che adeguata a predisporre i sensi al prosieguo della degustazione, che si snoda lungo l’assaggio in verticale di sei annate del Chianti Rùfina Riserva “Poggio Gualtieri” DocG, voluto a partire dal 1997 dal padre di Tommaso (Giovanni Inghirami, coadiuvato dall’enologo Franco Bernabei), prodotto al 100% con uve Sangiovese allevate nell’omonimo vigneto di 6 ettari d’estensione, a una quota di 350 metri sul livello del mare, su fondo argilloso e calcareo per la presenza di alberese. “Il vigneto dal quale, assieme al Campone”, racconta Tommaso, “viene da sempre il Sangiovese migliore,” vendemmiato tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, fermentato in acciaio e poi affinato in legno grande (botti da 18 ettolitri) e barriques di rovere francese per almeno 15-18 mesi.

L’annata 2000 del Chianti Rùfina Riserva “Poggio Gualtieri” DocG colpisce per il colore ancora fittissimo, senza segni di cedimento, per il naso pulito, reso elegante da sfumature di potpourri di fiori secchi e intenso da note tostate e di liquirizia, che anticipano un sorso pieno e morbido, che lascia le labbra salate, ed è fresco e piacevolmente tannico in bocca, ancora. “Rùfina in Chianti è sinonimo di eleganza e longevità”, spiega Tommaso Inghirami, “per via di un clima più fresco, favorito da altitudini che arrivano ai 400-500 metri sopra il livello del mare e garantiscono livelli di acidità tali da preservare il vino nel tempo”, e l’annata 2000 ne è tangibile conferma.

L’annata 2001, inizialmente connotata da note di chiusura, terrose e di fungo, pian piano, grazie a un poco d’ossigeno, si pulisce e si apre verso ricordi di ciliegia sotto spirito e di china, che trova un contrappunto nel finale lievemente amaro del sorso, fresco ed evanescente, allineato a quello dell’annata 2011, nella quale spicca, sopra tutto, una percepibile esalazione alcolica.

L’annata 2013 ammalia per il colore vivace e luminoso, che lievi sfumature aranciate rendono caldo, così com’è caldo il naso, e vellutato, aperto verso fragranti sentori di geranio e melograno, che anticipano un sorso sapido, di corpo, rotondo, sostenuto da un tannino presente ed equilibrato, in grado di generare una piacevolezza estrema, amplificata dal sorso dell’annata 2015, connotata al naso da note di pepe nero, da un intrigante pizzicore sulla lingua e da una beva carnosa e masticabile, sapida e tenace, fino a una chiusura godibile e piena.

Chianti Rùfina Riserva “Poggio Gualtieri” DocG, annata 2013.

Perfettamente trasparente, il vivido color ciliegia matura del Chianti Rùfina Riserva “Poggio Gualtieri” DocG 2019 anticipa un intenso bouquet di piccole bacche rosse appena colte e animate da un ricordo di spezia dolce che invita al sorso, reso interessante da un tannino esuberante e ottimamente gestito, fresco e immediato, allineato alla filosofia della quale Tommaso Inghirami si è fatto strenuo sostenitore in Grignano negli ultimi anni e orientata alla produzione di vini lavorati in acciaio e cemento, con un uso del legno limitato e assolutamente non invasivo, per preservare la fragranza e la croccantezza del frutto e una pronta piacevolezza di beva.

Prodotti come il “Fedra” 2019, Rosso di Toscana Igt dal taglio internazionale, naso balsamico e suadente e sorso pieno e corroborante, che deve il suo nome all’umanista Tommaso Inghirami, detto “Fedra”, ritratto da Raffaello in un famoso dipinto conservato a Palazzo Pitti, ed è stato voluto dal Tommaso Inghirami di Grignano per celebrare il connubio tra “Vino e Arte”, entrambi ambiti di profondo interesse per la sua famiglia da generazioni, prodotto con uve Merlot (vendemmiate a fine settembre) e Cabernet Sauvignon (vendemmiate a inizio ottobre), selezionate a mano in vigneto, diraspate, fermentate in acciaio, affinate per 18 mesi in barriques di rovere francese (“che vorrei venisse sostituito da legni locali, come il castagno toscano”, condivide Tommaso), imbottigliate a mano, sigillate con gomma lacca e lasciate a riposo in cantina per tre anni prima di arrivare al mercato in edizione limitata: 400 cassette da tre bottiglie ciascuna e 100 magnum, vestite da un’etichetta originale ed esclusiva, ideata da un diverso artista di annata in annata (per il 2019 l’etichetta è stata firmata da Franco Alessandrini, artista di fama internazionale nato, e ancora profondamente legato, a Sansepolcro) e impreziosita dalla firma del nonno di Tommaso, Fabio Inghirami, fondatore di Ingram nel 1949.

Verticale di Chianti Rùfina Riserva “Poggio Gualtieri” DocG e “Fedra” 2019.

Coi piedi sulla storia della mia famiglia, io voglio innovare”, afferma con determinato fervore Tommaso Inghirami, che prima di arrivare in Grignano si è occupato di Marketing Strategico per la Ferrero e lì ha imparato a “pensare diverso”, arrivando, ad esempio, a interpretare il Sangiovese in chiave moderna, vinificandolo in bianco, e a inserirlo dentro la “linea avanguardista di Grignano: Singersangio”, crasi tra “Singer”, storico marchio di macchine per cucire di cui Tommaso è collezionista sin da bambino (alla data odierna ne possiede circa trecento, tutte a manovella), e “Sangio”, forma abbreviata di “Sangiovese”. Ma anche a “pensare nuovo”, a progettare per la sua terra, rinomata per i grandi vini rossi, un futuro da zona di produzione di vini bianchi e spumanti, da uve allevate ad oltre 1000 metri di altitudine in Val Tiberina, con il prezioso supporto di Stefano Chioccioli, enologo di Grignano dal 2015, toscano di Greve in Chianti con significative collaborazioni in zone di produzione di grandi vini bianchi nel suo curriculum. “Perché voglio essere visto e ricordato per essere andato in quota!”, ammette Tommaso con tono esultante … però questa è un’altra storia e andrà raccontata a tempo debito. Tra poco, pochissimo, presto. Perché la chiarezza d’intenti, la decisione, l’intraprendenza e l’energia di Tommaso Inghirami sono irrefrenabili e il futuro è già qui!  

Monica Marcandelli

Sommelier AIS dal 2018, Assaggiatore Esperto ONAV dal 2021, nel 2024 ho conseguito il Diploma di Maestro Assaggiatore ONAV presso la SUMAV Scrivere del vino e del suo mondo caleidoscopico è per me un modo formidabile per coniugare mente e cuore, competenze tecniche e passione. E' emozionante e coinvolgente, un’impagabile occasione per continuare ad imparare, esplorando territori, conoscendo persone, con le quali condividere esperienze d’assaggio, di studio, di vita, sentendomi spesso come stessi giocando con le scatole cinesi: ne apri una, e dentro ne trovi un'altra, e poi un'altra ancora e poi ancora, all’infinito ... e forse il bello sta proprio qui.

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