Piemonte terreni vulcanici? E si, l’Italia è piena di territori vulcanici nascosti e uno di questi è l’Alto Piemonte, nato da una devastante esplosione preistorica, tagliato in due dal fiume Sesia, che nasce a 2500 metri dal ghiacciaio del Monte Rosa.
Una culla enologica tutta da scoprire, qui su ripidi pendii nascono le “uve nere che danno vino da località fredde”, come scriveva, nel I sec D.C., Columella nei suoi scritti agresti.
Un territorio, nato oltre 280 milioni di anni fa, quando il Supervulcano esplose con una potenza tale da modificare per molti anni il clima dell’intero pianeta. La sua enorme caldera coincide oggi con le valli dei fiumi Sesia e Sessera, tra le province di Novara, Vercelli e Biella, quella zona che è conosciuta come Alto Piemonte. Un altro evento fu fondamentale per definire le dinamiche geologiche e orografiche del territorio ovvero lo scontro, circa 50 milioni di anni fa, fra la Placca Africana e quella Europea che diede origine alle Alpi e portò in superficie l’intera struttura sommersa dell’antico supervulcano, portandolo ad assumere un profilo orizzontale. Questi due eventi diedero origine a terreni argillosi e tufacei, sorprendentemente ricchi di sali minerali.
Alla sinistra del Sesia troviamo la DOCG Ghemme riservata ai vini rossi, Ghemme e Ghemme riserva, ottenuti a partire da uve del vitigno Nebbiolo, localmente chiamato Spanna, per almeno l’85%, per il restante 15% è consentito l’utilizzo dei vitigni Vespolina ed Uva Rara. L’incontro tra terreni ricchi di minerali e il clima fresco regala ai vini un carattere unico ed autentico, rendendoli fini e molto longevi.
“Eleganza, complessità, freschezza, longevità: sono i tratti che desideriamo esprimano i vini, soprattutto nelle versioni che, prima di presentare ai nostri affezionati clienti, affiniamo per molti anni nelle grandi botti di allier della storica Cantina e successivamente ancora per lungo tempo anche in bottiglia. L’obiettivo è che risultino coinvolgenti anche per i palati più raffinati, esprimendo il terroir del Ghemme, la nostra versione del Nebbiolo più identitaria, che siamo soliti definire figlio del Monte Rosa e ovviamente del SuperVulcano” racconta i titolari della cantina Torraccia, Alessandro Francoli e Giacomo Ponti, aggiungendo: “Il cambiamento climatico ha proiettato questa storica zona enologica piemontese al centro dell’attenzione degli appassionati grazie al microclima che permette produzioni molto raffinate a scapito di concentrazioni e pesantezze. È un Piemonte nuovo ed elegante quello che stiamo presentando e che stupisce ed incuriosisce tutti i winelovers”.
Su queste dolci colline dell’Alto Piemonte il Nebbiolo regala un’espressività ferrosa, floreale, ma anche agrumata, fresca, a volte con note mentolate. I grappoli compatti ed un po’ alati del Nebbiolo di Ghemme vengono raccolti tra gli ultimi dell’intero Piemonte enologico beneficiando delle brume autunnali che esaltano gli sbalzi termici regolati dal massiccio montuoso del Rosa che sovrasta il territorio.
A Ghemme la tradizione di Pierino Piantavigna, che 70 anni or sono piantò il primo vigneto nei pressi del seicentesco castello di Cavenago dando vita alla blasonata cantina Torraccia del Piantavigna (190mila bottiglie, 40 ha vitati), è oggi sostenuta e sviluppata, con amore e dedizione, dalle famiglie Francoli e Ponti che propongono vini dalla marcata identità e soprattutto da una impareggiabile orgogliosa freschezza.
In una particolare degustazione si è potuto assaggiare l’Erbaluce, il vitigno più rosso tra i vitigni a bacca bianca che si caratterizza per un’acidità quasi mitologica declinato in tre espressioni di “Erbavoglio”: Erbavoglio Metodo Classico Dosaggio Zero, ERBAVOGLIO Erbaluce Colline Novaresi DOC 2023 e Erbavoglio Passito. In tutti il vitigno è evidente, anche se quella nella quale è più riconoscibile è la versione solo acciaio, in cui la nota agrumata, mandarino e lime, di erba sfalciata e tiglio con un tocco di menta bianca incanta con la sua semplicità e la chiusura ammandorlata gli da’ profondità e lunghezza.
Ma è il Nebbiolo il re incontrastato di queste terre che si adatta o meglio prende e fa sue le caratteristiche del terroir.
Torraccia del Piantavigna produce sia Ghemme che Gattinara, stesso vitigno con espressioni diverse. Qualcuno sostiene che il Ghemme abbia caratteristiche più maschili e il Gattinara più femminili. Nel GHEMME DOCG Vigna Pelizzane 2016 le uve provengono da un ettaro sulla sommità del miglior vigneto di proprietà, storicamente chiamato Ronco dell’Ulivo, il primo cru dell’azienda. “Queste uve beneficiano di un’attenzione davvero particolare in quanto sono curate, diradate, vendemmiate, vinificate e invecchiate separatamente. L’esposizione a ovest, unita al terreno di tipo argilloso, regalano complessità ed eleganza.” – racconta Mattia Donna, agronomo ed enologo di Torraccia. -In questo vigneto i grappoli sono piccoli e compatti, ma per i nuovi impianti si è preferito cloni con grappoli spargoli che regalino ancora più complessità e che vadano incontro ai cambiamenti climatici. La difficoltà non è produrre uve buone in un’annata favorevole, ma studiare per farsi che le viti siano in grado di produrre autonomamente grappoli di qualità”.
Il vino affina almeno 6 anni in botti di rovere francese di Allier di medie dimensioni. Nel calice si esprime austero, con sentori di genziana, liquirizia, spezie dolci e un tannino ancora irruento.
GATTINARA DOCG 2018 tra le colline più suggestive d’Italia con piccoli vigneti storici posti su ripide colline, punteggiate da boschi con le Alpi e il Monte Rosa sullo sfondo. Qui i vigneti sono difficili da coltivare e sono quasi interamente lavorati a mano, il suolo, di origine vulcanica, roccioso e poroso, regala grappoli di Nebbiolo piccoli e spargoli. Il vino è austero, con tannini vigorosi, ma ricco di carattere e complessità, affina almeno 3 anni in botti di rovere francese di medie dimensioni.
Entrambe le bottiglie si ispirano ad un’originale del 1904.
Ghemme espressione maschile e Gattinara espressione femminile…lo chiediamo direttamente ad Alessandro Francoli che con un sorriso ci risponde: «A dire la verità penso che sia più l’annata a determinare un’espressione femminile o maschile!»
E con questo direi che non ci resta che attendere una degustazione per mettere in comparazione Ghemme e Gattinara dello stesso millesimo: chi sarà il femminile e chi il maschile? Ai posteri degustatori l’ardua sentenza.