Le Pievi del Nobile di Montepulciano

Vino Nobile di Montepulciano DOCG, menzione “Pieve”, vini che profumano di storia

Tutti gli appassionati di vino conoscono la meticolosa suddivisione e classificazione dei climat di Borgogna iniziata dai monaci nel Medioevo, ma pochi sanno che a Montepulciano, già nel 1337, due dei nove statuti emanati dalla città erano dedicati alla produzione di vino con regole ben precise da rispettare, come il divieto di importare nella città vini prodotti da altre zone. Già da allora Montepulciano era suddivisa in 12 piccole aree che facevano capo a delle pievi, delle chiese di campagna ed erano già stati individuati dei caratteri distintivi di ciascuna di queste zone che, con terminologia contemporanea chiameremmo menzioni geografiche aggiuntive.

Da questa consapevolezza storica e da un approfondito studio di zonazione, geologico, pedologico, di territorio, effettuato negli anni ‘90, come spiega Susanna Crociani, Vicepresidente del Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, cinque anni fa è partito il progetto delle “Pievi” comprendendo che bisogna essere uniti nel proporsi, ma differenziarsi e raccontare le peculiarità espressive di ogni parcella.

Il Consorzio si è adoperato per ottenere di poter aggiungere la menzione “Toscana” in etichetta e sono stati i primi in Italia a fregiarsi della certificazione di Sostenibilità e il suo impegno non si limita solo alla promozione, alla comunicazione del vino, ma è presente anche come supporto sia ai singoli produttori che alla comunità.

A partire dal 2025, con l’annata 2021, i produttori del Vino Nobile di Montepulciano DOCG potranno utilizzare nelle etichette la menzione “Pieve” seguita dal nome della specifica UGA e con la raffigurazione della chiesa di riferimento: Ascianello, Argiano, Badia, Caggiole, Ciarliana, Cervognano, Gracciano, Le Grazie, San Biagio, Sant’Albino, Valardegna e Valiano.

Il disciplinare della nuova tipologia “Pievi” è molto rigoroso: si potranno usare solo uve Sangiovese, all’85%, con un 15% di soli vitigni autoctoni: canaiolo, mammolo, colorino, ciliegiolo, prodotte all’interno della UGA. Vinificazione e imbottigliamento dovranno avvenire all’interno del territorio della Pieve ed è previsto un affinamento di almeno tre anni tra cui almeno un anno obbligatorio in botte e uno in bottiglia, con certificazione di idoneità rilasciata solo alla fine del percorso in un lavoro scrupoloso per garantire al consumatore la massima qualità.

Adua Villa, testimonial della presentazione alla stampa del progetto, pone l’accento sulla consapevolezza acquisita dai produttori del Vino Nobile di Montepulciano di quello che il loro territorio possiede e regala.

Quello delle Pievi è un progetto che mira a far capire il territorio fuori dal bicchiere, non solo i fattori pedoclimatici, i terreni, le altitudini, ma il valore umano e storico, perché Montepulciano ha una storia molto antica che si perpetua.

Capire come l’istituzione ecclesiastica era molto presente nella società a vocazione quasi esclusivamente agricola, come già allora curasse la qualità del vino imponendo che i cantinieri fossero cittadini di Montepulciano, come, in modo diverso, sia ancora presente adesso dando identità a queste frazioni, questi borghi, queste comunità che si riconoscono ancora profondamente nelle loro chiese.

Il legame imprescindibile tra vino, territorio e comunità riveste sempre maggiore importanza nel pubblico che non si ferma più ai soli sentori organolettici, ma cerca emozione; questo legame acquisisce un valore particolare quando, come nel caso del Vino Nobile di Montepulciano, ha radici storiche molto lontane.

Carlotta Biraghi

Sommelier, degustatore e giudice internazionale a concorsi vinicoli tra cui Tastevinage a Clos di Vougeot, Concours International de Lyon, Frankfurt International Trophy, Burgondia a Beaune ed organizzatrice di eventi enogastronomici in Italia e in Borgogna

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