Il Pinot Nero (o Pinot Noir alla francese) è un nobile vitigno internazionale dal carattere un po’ scontroso e ribelle che tuttavia riesce a dare eccellenti espressioni in terroir vocati se seguito con cura scrupolosa in tutte le fasi di produzione sia in vigna sia in cantina. È superfluo citare gli esempi noti a tutti dei Grand Cru di Borgogna o dei Blancs de Noirs in Champagne. Questo vitigno ha da più di secoli trovato una culla d’eccezione anche in Italia, nell’Oltrepò Pavese, una realtà purtroppo non ancora abbastanza conosciuta e valorizzata.
L’Oltrepò Pavese è un lembo della regione Lombardia, che si incunea fra Piemonte, Emilia Romagna e Liguria, a sud del fiume Po che divide la fascia pianeggiante della provincia di Pavia da quella collinare che sale di quota e aumenta di inclinazione fino all’appennino attraverso rilievi articolati caratterizzati da alternanza di tipi di suoli differenti.
Il mosaico di alternanza tra arenarie, argilla, marne gialle, marne blu, calcare, generatosi dai fondali di un mare preistorico affiorato, costituisce un insieme di terroir ideali per la coltivazione della vite e la produzione di vino fin da tempi antichissimi, come testimoniano ritrovamenti fossili risalenti ai tempi degli Etruschi.
L’introduzione del Pinot Nero, proveniente da Borgogna e Champagne, è avvenuta intorno alla metà dell’800, lo si può quindi considerare, a ragione, un vitigno autoctono che ha assunto caratteri propri, adattandosi al terroir e al clima, che danno un’impronta esclusiva e diversificata ai vini che vi si producono.
Da queste uve di Pinot Noir, nel 1865, Carlo Gancia e il Conte Vistarino hanno prodotto il primo spumante Metodo Classico italiano, diventato in breve tempo rinomato in tutto il mondo e in quegli anni il vino italiano più famoso a livello globale è proprio quello dell’Oltrepò Pavese, il cui marchio compare persino accanto alla Statua della Libertà.
Negli anni seguenti l’Italia, in seguito alla distruzione del vigneto francese ad opera della fillossera, rifornì la Francia di grandi quantità di mosto e vino di bassa qualità e, purtroppo, questa “vocazione” alla produzione di vino di bassa qualità e poca concentrazione, rimarrà per circa un secolo nonostante il reimpianto del vigneto francese e l’interruzione di questa fornitura di massa. Il riscatto da questa “fama” per tornare agli antichi splendori è stato lungo e difficile.
La comunicazione, la valorizzazione e il rilancio dell’Oltrepò e dei suoi vini sono gli obiettivi del Consorzio Tutela Vini Oltrepò Pavese, dei produttori e di Regione Lombardia che lavorano in sinergia attraverso eventi come “Oltrepò – Terra di Pinot Nero: un territorio, un vitigno, due eccellenze” giunto alla sua quarta edizione presso l’Antica Tenuta Pegazzera di Casteggio, in provincia di Pavia.
Questo importante evento, che ha visto la presenza di ben 32 aziende del territorio con più di 120 etichette in degustazione, ha visto l’esordio del neodirettore del consorzio Riccardo Binda, tornato nella sua terra d’origine dopo anni a Bolgheri, che, insieme alla presidente Francesca Seralvo, hanno sottolineato come filiera, qualità e trasparenza siano i tre pilastri alla base del nuovo percorso di rinnovamento intrapreso. Una strategia a lungo termine con l’obiettivo di consolidare ulteriormente il posizionamento dell’Oltrepò Pavese come territorio di riferimento per il Pinot Nero di qualità.
“Oggi è il giorno del rinnovamento, della rinascita” annuncia Francesca Seralvo, presidente del Consorzio, “l’evento che abbiamo creato per dare finalmente visibilità alla qualità del Pinot Nero in Oltrepò Pavese è anche il punto di inizio per il superamento di un nome, di una varietà, e per iniziare a dare valore a vini, uve, vigne. Un percorso e un cambiamento che non riguardano solo la qualità, già presente, ma la consapevolezza delle potenzialità inespresse”.
“Io ci ho sempre pensato” incalza Riccardo Binda riferendosi al suo ritorno in Oltrepò Pavese, “poteva essere tra anni, tra pochi mesi, ma è avvenuto adesso per un motivo. Perché questo è il kairòs, il momento opportuno in cui l’Oltrepò può davvero trovare la sua svolta. Lo è perché i tre presupposti su cui il nuovo lavoro del Consorzio si basa — filiera, qualità e trasparenza — hanno proprio ora trovato maniera di sbocciare”.
E sono proprio la filiera, costituita da agricoltori, vignaioli e realtà cooperative, la qualità, che c’è sempre stata e deve emergere e la trasparenza, per scrollarsi definitivamente di dosso le ombre del passato con organismi di controllo che devono essere garanti del lavoro di qualità di tutti i produttori, le pietre angolari su cui il consorzio costruirà tutti i suoi progetti futuri.
Alla conferenza stampa è inoltre intervenuto l’assessore all’Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste Alessandro Beduschi, che ha voluto sottolineare come la Regione Lombardia si stia impegnando a sostenere con forza il nuovo corso del Consorzio per riacquisire credibilità e far emergere l’eccellenza vitivinicola del territorio. “Il mio impegno” dichiara “è quello di condividere una sfida: la necessità e la voglia di far ritrovare all’Oltrepò Pavese la grandeur di un tempo, perché è assolutamente meritata e persone meravigliose come questi produttori meritano davvero di poter incontrare il gradimento di un mercato che guarda a loro con interesse”.
Due masterclass con degustazione dei vini rigorosamente alla cieca, condotte da Valentina Vercelli e Filippo Bartolotta, hanno accompagnato i partecipanti in una scoperta dell’eccellenza dei vini da Pinot Nero prodotti in Oltrepò Pavese nelle due versioni rosso e metodo classico.
Il Pinot Nero vinificato in rosso si esprime con centralità sul frutto rosso maturo arricchito da note floreali e speziate. Le differenti scelte di vinificazione, da vini immediati in solo acciaio fino a lunghi affinamenti in legno piccolo o grande, non consentono di tracciare un unico profilo, ma quello che risulta evidente è la sempre crescente sensibilità al rispetto del vitigno e al forte legame con il territorio.
Nel metodo classico, sia bianco che rosé, si riscontra una maggiore omogeneità, con vini di struttura importante in grado di accompagnare tutta una cena, con un’espressione matura del frutto e sapidità che conferisce lunghezza al sorso.
I profili dei vini degustati sono molto diversi, sia per la varietà dei terroir che per gli stili dei produttori, ma hanno evidenziato una sempre crescente qualità ed eleganza e promettono risultati sorprendenti in termine di eccellenza per gli anni a venire. La loro versatilità nell’abbinamento li rende particolarmente adatti alla ristorazione, senza trascurare l’eccellente rapporto qualità-prezzo.